Roma, 30 gen – Ammettiamolo: quando lo abbiamo visto con quel giubbotto di Fonzie tutti quanti abbiamo pensato che fosse un bluff, un saltimbanco, uno buono forse per lo share ma che non poteva durare. E invece la scaltrezza e la lucidità con cui Matteo Renzi dimostra di sapersi muovere in politica, seducendo e poi abbandonando gli alleati a seconda delle convenienze, ne fa un attore politico decisamente meno naif di quanto non si pensasse.
Se l’hashtag #Enricostaisereno passò alla storia, perché fu solo il prodromo del siluramento di Letta, il patto del Nazareno in fondo non è stato altro che un eterno #Silviostaisereno, finito poi allo stesso modo.
In un colpo solo, infatti, Renzi ha tirato fuori dal cilindro un nome che ha ricompattato il Partito democratico, che ha messo Berlusconi con le spalle al muro, che gli fa comodo perché è autorevole ma non troppo e quindi può lasciargli campo libero nella sua spregiudicatezza. La minoranza Pd, di fronte a un candidato non uscito dalla logica del Nazareno e non renziano come storia e stile, non hanno potuto che accodarsi.
Schivata anche la trappola grillina, con l’immissione nella rosa dei papabili di Prodi e Bersani. Il M5S, però, seguendo la rete ha finito per votare Imposimato, relegandosi nell’irrilevanza. Non è escluso, poi, che alla fine anche i grillini convergano su Mattarella, uomo che nel suo dna ha temi forti a cui i pentastellati sono sensibili, dall’antimafia all’opposizione alla legge Mammì.
E Berlusconi? Si è fatto trovare impreparato come uno scolaretto che non ha studiato per il compito in classe ma a cui il compagno di banco ha assicurato suggerimenti preziosi. Una volta arrivato in classe, però, ha scoperto che l’amico aveva cambiato posto.
La stessa indecisione (votiamo, non votiamo, scheda bianca a oltranza, però forse…) con cui è stata affrontata la mossa renziana dà l’idea di un uomo frastornato, che aveva riposto tutte le sue speranze private (e quindi politiche, nella sua logica) in un patto che al momento del dunque è stato considerato carta straccia dal sedicente alleato.
Diventando sempre più ricattabile, circondandosi di una corte sempre meno politica, concentrandosi sempre più su questioni private, Berlusconi è diventato un boccone troppo appetitoso per Renzi. Che esce da tutta questa storia rafforzato e con l’aura del politico di rango. Almeno per quel che riguarda gli intrighi di palazzo e gli inciuci. Gli interessi della nazione, certo, sono un’altra cosa. E per la grandeur renziana, ora a noi toccherà se non morire democristiani, quanto meno vivere altri sette anni nel ventre della balena bianca.
Adriano Scianca