Roma, 23 mag – Siamo ormai in prossimità dell’inizio del semestre bianco, che scatterà il prossimo 3 agosto e durerà sino al febbraio 2022. Il momento in cui verrà eletto il nuovo inquilino del Quirinale. La partita per l’elezione del prossimo Capo dello Stato è entrata da tempo nel vivo e rischia di consegnarci un’immagine della politica ancor più incerta. Appare infatti chiaro che regni in materia più perplessità di quanto non sembri.
Mattarella bis: la smentita è una conferma?
In primis, non sarebbe affatto da escludere un clamoroso bis di Mattarella. Eventualità resa possibile proprio dalle continue e poco credibili smentite. La tradizione politica democristiana dell’ex ministro riporta la memoria alla citazione andreottiana “una smentita è una notizia data due volte” che pone ulteriori dubbi sul suo futuro.
L’età piuttosto avanzata di Mattarella (compirà 80 anni il prossimo 23 luglio) imporrebbe una doverosa cautela quanto alla possibilità di un ulteriore settennato. Eppure, nel corso delle scorse settimane una nuova ipotesi ha preso largo: la possibilità di rieleggere l’attuale presidente fino alla scadenza naturale della legislatura (marzo 2023) per lasciare poi spazio a Mario Draghi. Il già governatore della Bce è considerato quasi come il successore naturale di Sergio Mattarella. E questo sin da prima del suo arrivo a Palazzo Chigi.
Tuttavia, dall’Ue pare essere arrivato “l’auspicio” (diciamo così…) alla permanenza dell’economista nel ruolo di premier, essendo egli una garanzia per le riforme pretese da Bruxelles. Ad espandere ancor più l’incertezza su tale diatriba si è aggiunto Ugo Magri, una delle principali firme “quirinaliste” del panorama giornalistico nazionale. In un pezzo pubblicato proprio all’indomani dell’ultima smentita di Mattarella sulla possibilità del bis, ha lasciato presagire una sorta di avviso: stando alle indiscrezioni, Mattarella accetterebbe un “bis” solo con la possibilità di portare a termine l’incarico. Eventualità che di fatto renderebbe impossibile eleggere Draghi fino al 2029.
A cosa giocano i partiti
Anche in ragione di ciò lo scontro tra i partiti per la partita del Quirinale non accenna a placarsi. E’ ampiamente risaputo che nel Pd vi sia una consistente corrente catto-comunista custode del sogno di concludere la propria esperienza politica al Colle. Da Prodi a Veltroni i nomi papabili per succedere a Mattarella abbondano ed in certi casi godono anche di un discreto consenso parlamentare che potrebbe favorirne l’ascesa.
Dall’altro lato, a controparte politica nazionale di centrodestra ha il dovere di ritrovare unità politica e non lasciare l’importante tema ai rivali. Esclusa l’ambizione (obiettivamente improbabile) di eleggere Silvio Berlusconi, ad oggi il centrodestra ha mostrato incertezza sulle modalità di approccio verso la sfida. Matteo Salvini ha più volte dato il proprio appoggio all’elezione di Draghi, consapevole che l’evento comporterebbe un successivo ritorno alle urne. Anche Fratelli D’Italia, al di là delle dichiarazioni attendiste del momento, potrebbe schierarsi per la salita del tecnico al Colle. Giorgia Meloni sa bene di poter auspicare ad un risultato elettorale senza precedenti e di poter ambire ad essere il primo partito.
Tommaso Alessandro De Filippo
1 commento
In questo impotenza italica che investe più i vertici che la base, nell’ impossibilità di votare il preferito, Carlo Nordio Presidente a furor di Popolo, ultima possibilità credibile del Sistema. Sotto pseudo DX…., manco capace di dire che a Draghi preferisce il siciliano Martino!