Roma, 22 giu – Messo alle strette dalle inchieste giudiziarie e lasciato solo dal suo stesso partito, il sindaco di Roma Ignazio Marino reagisce attaccando scompostamente, ripescando per l’occasione un triste slogan che ha fatto da colonna sonora a decine di omicidi politici negli anni ’70.
Ospite alla Festa dell’Unità – sì, hanno ancora il coraggio di farle a Roma… – il primo cittadino di Roma fa la sua passerella, incredibilmente osannato dai presenti, tanto che qualcuno sospetta sia una ben studiata operazione di marketing.
Marino ha tuonato: “Per me dover spiegare quando parlo con Bill de Blasio, sindaco di New York, che il mio predecessore ha un avviso di garanzia per associazione mafiosa, non mi sento bene a dirlo”.
Poi un duro l’attacco nei confronti di Alemanno. “Ricevetti una telefonata dal mio predecessore. Mi disse ‘So che state cambiando i consigli di amministrazione. Ti posso dare due nomi?’. Io gli risposi ‘Ma perché hai qualcuno con un curriculum davvero preparato?’ Silenzio dall’altra parte. E dopo mi disse: ‘Ma il Pd non ti ha parlato?’. Io risposi di no. Qui adesso non c’è quel Pd a cui forse eri abituato tu”.
Poi arriva l’affondo rabbioso: “A destra si ergono a paladini della moralità. Non si vergognano? Tornino nelle fogne da dove sono venuti”. Il riferimento, ovviamente, è a quel bieco “fascisti, carogne, tornate nelle fogne” scandito in piazza all’epoca in cui uccidere un fascista non era reato, e infatti i fascisti morivano come mosche, spesso con la copertura dei salotti da cui Marino proviene.
Bel coraggio, da parte di uno che in fogna ha trasformato la città più bella del mondo. Che poi l’amministrazione Alemanno sia indifendibile, anche a prescindere dall’inchiesta Mafia Capitale, è un altro discorso. Un discorso che certo Marino non può permettersi di cavalcare per rifarsi una verginità politica e una superiorità morale dopo aver governato all’ombra di una colossale mangiatoia sulla pelle di italiani e immigrati.