Roma, 9 set – L’Unione europea sta sempre sul pezzo, è sempre puntuale, attenta, decisa. Beh, diciamo che lo è quando ci sono di mezzo i diritti gay, vera e unica emergenza che da quelle parti viene riconosciuta come tale.
L’ultima presa di posizione è di ieri, con il Parlamento Ue che ha chiesto a nove Stati membri, tra cui l’Italia, di “considerare la possibilità di offrire” alle coppie gay istituzioni giuridiche come “la coabitazione, le unioni di fatto registrate e il matrimonio”.
La richiesta è inserita nel paragrafo 85 del rapporto sulla Situazione dei diritti fondamentali nella Ue approvato oggi a Strasburgo. Nel capitolo dedicato ai diritti delle persone LGTBI, Strasburgo condanna “con la massima fermezza la discriminazione e la violenza” commesse contro questo gruppo di persone e chiede agli Stati di “sanzionare” le cariche pubbliche che “insultano o stigmatizzano” omosessuali e transessuali.
Poiché insulti, calunnie e diffamazioni sono puniti da norme già esistenti (e valide erga omnes, dato che un tempo la legge si faceva pensando in termini generali e non per interessi lobbistici da far valere), tutto lascia pensare che l’invocata sanzione contro chi insulta gli omosessuali sia in realtà un tentativo di mettere a tacere chi sull’argomento ha idee differenti dal nuovo conformismo.
Giuliano Lebelli
122