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Il lockdown c’è ma non si dice. Dal Veneto alla Campania: altre regioni stanno per cambiare colore

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 11 nov – L’Italia cambia ancora colore. Da oggi Abruzzo, Basilicata, Liguria, Toscana, Umbria entrano nella zona arancione, la Provincia autonoma di Bolzano nella zona rossa. Entra in vigore l’ordinanza firmata ieri dal ministro della Salute Roberto Speranza, che impone nuove restrizioni per le regioni che vedono cambiare colore per via del livello di rischio sulla base dei contagi da coronavirus. “Il ministro della Salute, Roberto Speranza, sentiti i presidenti delle Regioni interessate, ha firmato l’ordinanza che individua le regioni che passano dall’area gialla a quella arancione e rossa (rischio alto, livello 3 l’area arancione; rischio alto, livello 4 l’area rossa)”, si legge sul sito del ministero. Ma il quadro del Paese potrebbe cambiare ulteriormente entro pochi giorni, visto che ci sono altre regioni (a partire dall’attenzionata Campania) che potrebbero salire di fascia di rischio.

Entro domenica potrebbero essere 14 le regioni in lockdown o semi-lockdown

Entro la fine della settimana infatti potrebbero essere 14 le regioni – oltre alla provincia di Bolzano – nelle quali saranno necessarie misure più restrittive. E anche se il premier Giuseppe Conte non vuole sentir parlare di lockdown, con più di due terzi del Paese in zona arancione o rossa, la serrata generale ci sarebbe di fatto. Le regioni nel mirino sono, oltre alla Campania – dove si sta tentando di risolvere l’anomalia nella raccolta dati sui contagi -, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia e Veneto. Secondo gli esperti, infatti, potrebbero veder schizzare verso l’alto i parametri di rischio nei prossimi giorni. “Sulla base dell’ultimo monitoraggio”, spiegano, “è opportuno anticipare le misure più restrittive”. In sostanza, si chiede al governo giallofucsia di metterle in zona arancione quanto prima.

La data chiave è domenica 15 novembre

La data chiave è domenica 15 novembre. Fino ad allora l’esecutivo vuole verificare gli effetti del Dpcm del 3 novembre sulla curva dei contagi. Dal canto suo, il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli parla di “decelerazione” della curva, “frutto delle misure già poste in essere”. Sulla stessa linea il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro, che conferma “segnali incoraggianti“. Tuttavia, dopo la richiesta della Fnomceo di un lockdown generale, ad invocare la chiusura totale del Paese è il presidente della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg) Silvestro Scotti: “Serve una zona rossa in tutta Italia – afferma -. Mi pare assurdo che questo si sia deciso nel momento in cui il nord aveva percentuali di contagio così importanti e oggi si stia rimandando a questa barzelletta del puzzle”. Intanto nel fine settimana scatterà un’ulteriore stretta in tutta Italia, con il Viminale che ha espressamente chiesto ai prefetti di convocare i Comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica per incrementare i controlli per evitare gli assembramenti nelle zone più frequentate e per coordinare con i sindaci la chiusura di quelle strade e piazze dove si concentra quel che resta della cosiddetta movida.

Fedriga, Zaia e Bonaccini si organizzano con una ordinanza comune

Sul fronte delle regioni, c’è chi pensa a iniziative comuni. I governatori di Friuli Venezia Giulia, Veneto ed Emilia Romagna – Massimiliano Fedriga, Luca Zaia e Stefano Bonaccini – sono in contatto per varare una ordinanza comune che introduca nelle tre regioni misure più restrittive – soprattutto per quanto riguarda gli spostamenti – rispetto a quelle stabilite per le regioni gialle. L’obiettivo è evitare che peggiorino i parametri di valutazione e che possano tutte e tre passare a zona arancione o rossa.

Adolfo Spezzaferro

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