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L’esodo della sinistra da X

by La Redazione
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Roma, 15 nov – Conclusosi da pochi giorni il simpatico siparietto delle elezioni statunitensi se ne apre in queste ore uno nuovo. Il mondo dell’internet sta infatti assistendo a quello che è possibile definire a tutti gli effetti come un “esodo di massa” dal social network di Elon Musk, il fu Twitter, ora X.

Le polemiche della sinistra

Se infatti è già dal 2022 che il social si trova al centro di numerose polemiche alimentate da una certa fazione politica e non è di certo nuovo a varie e disparate forme di boicottaggi, è dall’indomani delle ultime elezioni statunitensi che si sta verificando una forma di “sabotaggio” più organizzato. Centinaia di influencer, organizzazioni e sedicenti artisti stanno abbandonando la piattaforma portando con sé decine di migliaia di utenti. Se fino ad oggi le critiche mosse alla nuova proprietà di X erano confinate a temi come “promuovere il proliferare di disinformazione, estremismo, razzismo, ecc.”, il recente aperto supporto di Elon Musk nei confronti di Donald Trump è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

La piattaforma è accusata di essere un “pericolo per la democrazia”, in quanto trasformata ormai in un luogo di selvaggia propaganda e odio politico. Ha visto l’abbandono, con tanto di messaggi d’incitamento a seguire i propri passi, di rilevanti personalità d’oltremare come l’attrice premio Oscar Jamie Lee Curtis o il giornalista ex conduttore della Cnn Don Lemon. Ma anche il quotidiano inglese Guardian, uno dei più importanti ed influenti al mondo, ha annunciato che non rilascerà più contenuti. Così come un’istituzione culturale come il Festival del cinema di Berlino. Anche la nostra stessa Nazione non è rimasta illesa da queste iniziative, tanto che personaggi del calibro di Piero Pelù, Elio e le storie tese, Francesco Guccini e Sandro Ruotolo, hanno aderito a questa iniziativa abbandonando la piattaforma a tempo indeterminato.

L’ipocrita esodo da X

Benché da un lato alcune delle istanze promosse da questo movimento di protesta possano essere genuinamente condivisibili (l’intromissione del privato negli affari pubblici è sempre un qualcosa da combattere) risulta però se non altro ipocrita il non evidenziare come questo atteggiamento sia stato posto esclusivamente nei confronti del miliardario sudafricano. E non anche per gli altri migliaia di grandi privati che si sono impegnati politicamente a favore questa volta del Partito Democratico. Come non citare ad esempio la mobilitazione di Meta, sotto pressione della Casa Bianca, per censurare contenuti e profili ritenuti scomodi. O ancora lo stesso Twitter, prima del passaggio di proprietà, con la sua aperta repressione riguardo contenuti inerenti al Covid-19.

Ad ogni modo quello che risulta evidente al termine di tutta questa faccenda è che, quando una piattaforma social concede un’elevata, seppur non completa, libertà di espressione a tutti i propri utenti (a differenza di altre che censurano a vista), una certa fazione politica, non potendo più dettare le regole, decide semplicemente di smettere di “giocare”. Tuttavia, nonostante abbandoni e prese di distanza, il gioco pare continuare a funzionare. In questi giorni, infatti, X è l’app di “news” più scaricata sia sugli app store italiani che statunitensi.

Davide Guastalla

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