Roma, 19 set – Il Movimento 5 Stelle non ha paura di nessuno, va dritto per la sua strada, non cede a ricatti, non ha paura dei poteri forti e attacca le lobby. Questa, almeno, è l’autorappresentazione di sé che danno i grillini. Eppure… Partiamo dalla fine: la visita di Virginia Raggi al museo ebraico. Un fatto che ha destato un certo scalpore e che quasi tutti i media mainstream hanno presentato come un’operazione per “ricucire” con la comunità ebraica. Ma cosa c’era da ricucire? Diverse cosucce.
L’ultimo “sgarbo” – o almeno così era stato percepito al Ghetto – era stata l’assenza di Raggi al Festival della cultura ebraica. Al suo posto era andato il presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito. Ma l’aria era già tesa da un po’. Il 6 settembre aveva destato scalpore l’assenza di un qualsiasi rappresentante comunale ai funerali di Enrica Zarfati, l’ultima delle ebree romane sopravvissute ad Auschwitz. Poco prima, inoltre, c’era stata anche la gaffe della foto sbagliata di Settimio Piattelli, nel tweet di omaggio di Roma Capitale all’ex deportato, scomparso lo scorso 27 agosto a 95 anni. Un clima di freddezza, quando non di aperta ostilità verso il Campidoglio, era soffiato dal Portico d’Ottavia. Tant’è che si è parlato di emissari e di mediatori che in questi giorni avrebbero lavorato per riallacciare i rapporti. E già questo suona strano, in casa grillina, dove la diplomazia fa spesso difetto e dove si ha il culto della trasparenza assoluta.
In ogni caso, i pontieri sono riusciti nel loro lavoro: alla fine Virginia Raggi ha tagliato il nastro di una mostra al museo, ha garantito che i viaggi didattici degli studenti ad Auschwitz si faranno e ha ribadito l’impegno per il Museo della Shoah. Altra anomalia: nelle linee guida dell’amministrazione Raggi non c’era traccia dei viaggi didattici nei lager. Non che un politico che improvvisa rispetto ai programmi sia una novità, ma fra i pentastellati, dove tutto dovrebbe essere condiviso e il margine di discrezionalità individuale degli eletti ridotto a zero, il programma gode ancora di una certa sacralità.
Ora, intendiamoci: che il sindaco di Roma intrattenga buoni rapporti con tutte le realtà sociali, culturali e religiose della città è cosa buona e giusta. E’ quindi naturale che intervenga per eventi legati alla cultura ebraica, o musulmana, o buddhista. Che dei soldi pubblici vengano impiegati in iniziative care a una specifica minoranza per “compensare” alcuni errori nel cerimoniale – così tutti i commentatori hanno interpretato la notizia – è invece un altro paio di maniche. Si tratta di un meccanismo malsano in sé, doppiamente malsano se a porlo in essere è un partito che ha sempre rifiutato il do ut des e la politica poco chiara e poco trasparente. Ed è curioso che quelli sempre pronti a far saltare il tavolo delle trattative, stavolta siano stati così malleabili. Ma forse anche i grillini, in fondo, tengono famiglia.
Giuliano Lebelli
2 comments
L’élite ebraica tiene tutti per le palle. E il Movimento 5 stelle non fa certo eccezione, avendo le sue origini nella Massoneria, che non è altro che una forma di ebraismo per i Gentili.
Qualche anno fa sono stato espulso dal blog del (Mis)Fatto Quotidiano per aver osato dire questo, sottolineando come lo stesso blog in questione fosse “moderato” da una società facente capo a Casaleggio, denominata, guarda un po’ che strano, “Iside”, ovvero la versione italiana di Isis…
Ottimo commento, Soros è venuto pure allo scoperto propio ieri in una intervista all’ ONU. Sono lupi travestiti da pecore, come la fabian society.
Walter