Roma, 15 dic – L’immagine di Vladimir Putin che guada il fiume a torso nudo in groppa al cavallo è già da tempo diventata un meme trash, ma a ben vedere rientra in una strategia simbolica e comunicativa ben precisa che il suo sporco lavoro lo ha comunque fatto. La politica dell’uomo forte esige anche una dimensione iconica adeguata. Dall’altra parte del mondo, Barack Obama ha incarnato un messaggio uguale e contrario. Rivoltosi a un pubblico opposto a quello che va in visibilio per il presidente russo, anche l’ex leader statunitense ha a suo modo investito il proprio corpo (a cominciare dalla propria… epidermide) di significati politici. C’è una biopolitica del personaggio Putin, ma c’è anche una biopolitica del personaggio Obama. Entrambi, a loro modo, due uomini forti. O, comunque, questo è ciò che hanno voluto comunicare.
Ora, cosa comunicano i corpi della politica italiana? L’immagine allampanata del neoministro dell’Istruzione senza laurea, Valeria Fedeli, è di per sé un trattato di comunicazione non verbale. È una faccia ideologica. Il volto robotico, funereo, ingobbito di Mattarella le fa buona compagnia in questa disarmate photogallery. E poi c’è la Boldrini: gli occhi spiritati, la bocca stravolta in una smorfia di fanatismo, la pelle tirata per lo sforzo dell’indignazione, la voce tremula che snocciola desinenze in “a”… Sullo sfondo, Medioman Gentiloni che osserva senza espressione, senza idee, senza carattere. Gli arredi barocchi, ottocenteschi, senza tempo dei palazzi del potere romano fanno il resto: sembra l’Overlook Hotel.
La politica italiana viene da anni di culto edonistico dell’immagine fine a se stessa, con i partiti ridotti ad agenzie di casting. E anche se, a conti fatti, i politici così selezionati non hanno lasciato un ricordo peggiore dei loro colleghi forgiati dalla dura scuola dei partiti tradizionali, di sicuro anche quello era un modo per svilire e calpestare la funzione politica. Ora, però, stiamo nel pieno di una deriva di segno opposto. Domina, oggi, una fisiognomica del deforme, del respingente, del decadente. Nella catastrofe estetica di una classe dirigente ostentatamente debole, ostinatamente brutta, incorreggibilmente storta, sta anche l’immagine plastica di una decadenza senza fondo e senza speranza.
Adriano Scianca
2 comments
non ho i numeri nè i titoli accademici per sostenere quella che può rimanere quindi solo discutibilissima opinione personale; ma sono convinto che questa adorazione del diverso da sè – ad esempio l’immigrato/meglio se di colore scuro- sia uno specchio di un profondo disagio personale,del non sentirsi inseriti e fuori posto nella propria proiezione psicologica della società,motivo per cui ci si sente più affini allo straniero che al connazionale.
fino a quando questo disagio rimane confinato entro le mura di casa (o magari nello studio di un buon psicologo) danno non fa;
ma se invece entra per via politica nella “stanza dei bottoni”.. che Dio ce ne scampi; come un autentico pezzo tratto dal film ” l’esorcista” può dare corpo a queste parole:
” Si muovono gli essere umani. E non solo per turismo. E i migranti oggi sono l’elemento umano. L’avanguardia di questa globalizzazione. E ci offrono uno stile di vita che … presto sarà uno stile molto diffuso per molti di noi. Loro sono l’avanguardia di quello … dello stile di vita… che presto sarà uno stile di vita per moltissimi di noi…” (Boldrini)
A Laura, “vai avanti tu che a me vien da ridere” direbbe Lino Banfi!