Roma, 28 apr – Questa mattina il quotidiano francese Le Figaro ha reso noto che sette ex terroristi italiani sono stati arrestati in Francia su mandato di Emmanuel Macron. La notizia ha fatto molto scalpore e in queste ore stanno fioccando le dichiarazioni di politici e intellettuali. Per capire qualcosa di più sulla vicenda di questi ex terroristi, il Primato Nazionale ha deciso di contattare Gabriele Adinolfi, protagonista degli anni di piombo e anche lui esule in Francia fino al 2000.
Gabriele Adinolfi sull’arresto degli ex terroristi
Oggi sono stati arrestati in Francia sette ex terroristi italiani. Come interpreti questa notizia?
In tanti modi, nel senso che va letta dal punto di vista emotivo, etico, giudiziario e politico. Settantasei anni fa, proprio oggi, venivano uccisi gli uomini migliori dell’Italia libera e degna. Ecco, il 20 luglio del 1944, Benito Mussolini incontrò Hitler subito dopo l’attentato subìto dal Führer, chiedendo e ottenendo la grazia per due lavoratori italiani condannati a morte in Germania per sabotaggio. L’etica era quella della magnanimità, ossia del grande animo. Dal punto vista etico, quindi, l’abolizione delle prescrizioni per delitti di sangue cancella la tradizione giuridica romana. Voglio dire: andare a cercare, raschiando il barile, i pochi sopravvissuti della stagione del terrorismo, spesso a oltre 40 anni dal delitto (come successe con Battisti), non è gratificante per nessuno. E peggio ancora si è comportata la Francia che, dopo aver concesso a questa gente di vivere nel suo Paese, dopo tanti anni l’abbandona.
In effetti, Macron ha dichiarato che la dottrina Mitterand non vale «per i crimini di sangue», mentre Irene Terrel, storica legale degli ex terroristi italiani, ha parlato di un «tradimento» da parte della Francia. Quindi, secondo te, ha ragione la Terrel?
Assolutamente, ha ragione lei. Tra l’altro è da specificare che la dottrina Mitterand non serviva a difendere il terrorismo, come sostiene qualcuno, bensì a spegnerlo. E questo perché, offrendo l’asilo in cambio dell’abbandono delle armi, disinnescò quella piovra terroristica che era stata formata in Francia sotto l’egida della destra legata alla banca Rothschild. Insomma, è meno vero di quanto si creda che la Francia ha concesso asilo solo per motivi politici. Perché i processi in Italia di quegli anni e la logica delle aggravanti per terrorismo erano un’aberrazione giuridica, e quasi tutti i Paesi, infatti, rifiutavano l’estradizione. Penso soprattutto a Svizzera, Svezia, Canada e Spagna.
Come ti spieghi il cambio di marcia del governo francese? Che cosa ha convinto Macron a fare questo passo?
Probabilmente rientra in uno scambio di favori tra Italia e Francia. Il governo italiano sta fallendo su tutti i piani, e pertanto voleva segnare un punto presso l’opinione pubblica. Da parte sua, invece, Macron ha bisogno di Draghi per le mediazioni con gli Stati Uniti, e quindi ha fatto un favore all’Italia, ma soprattutto a Draghi.
Anche tu sei stato esule in Francia, sebbene poi tutte le accuse a tuo carico siano cadute. Lì hai avuto modo di confrontarti con alcuni latitanti di estrema sinistra, penso a Oreste Scalzone. Esistono delle differenze tra gli italiani che in Francia hanno trovato asilo politico?
Sicuramente in Francia nessun fascista avrebbe mai potuto ottenere asilo politico, mentre i comunisti sì. Ma è pur da dire che questo asilo politico, in Francia, è sempre stato un giochetto un po’ ambiguo. Fosse stata negata l’estradizione, infatti, comunque arrivava un decreto di espulsione, e le due cose, di fatto, si annullavano. Detto questo, però, devo aggiungere una considerazione: su tutta la storia del recente passato ha preso piede il teorema Calogero, per cui gli estremisti di sinistra avrebbero compiuto atti criminali per pura e semplice follia. Il che non è assolutamente vero: al contrario, costoro erano stati allevati in un humus generato anche dalle televisioni e da intellettuali come Umberto Eco che firmarono un manifesto a favore della lotta armata. Si trattava, insomma, di uomini legati a strutture di potere e a esponenti politici senza scrupoli della Dc, del Pci e del Psi. Quindi, a questo punto che fanno? Assolvono i colpevoli di sempre e perseguitano gli altri. Basti pensare che, nei processi per la strage di Bologna, non vengono mai citati né i dirigenti dei servizi che hanno oggettivamente commesso depistaggi, né i ministri dell’Interno dell’epoca.
In sostanza, ci sarebbe qualcuno che sta facendo il gioco dello scaricabarile?
Ma certo. Noi viviamo in una società di feroci psicopatici. La gente gode per questi personaggi che vengono estradati, così come gode per la legge Zan. È gente frustrata sessualmente che gode delle disgrazie altrui, e che è profondamente feroce per delega. E poi è da sottolineare la totale ipocrisia di queste persone. Basta guardare Renzi, che ora batte le mani a Macron, e che però era dirigente dello stesso partito che aveva come delegato in Brasile Achille Lollo, uno degli esecutori materiali del rogo di Primavalle. Detto in parole povere, questa è una delle classiche, indegne buffonate a cui ci stanno abituando ormai da tempo.
Valerio Benedetti
2 comments
La strumentalizzazione del prima, durante e dopo avvenuta a spese dei militanti politici che ci hanno oltremodo messo la faccia facendo soffrire innocenti o meno (non sono nelle condizioni di giudicare correttamente tutti i singoli fatti), è davvero vergognosa e primeggia nelle scala delle responsabilità. Più sei in alto e più sei responsabile. Anche il popolino danzante e approfittante non è mancato, ma si chiama appunto popolino… di m…a.
Il potere para-mafioso italusaidiota avrebbe dovuto giungere ad una soluzione da amnistia riappacificante ma non ne ha avuto il fegato, il cuore, lo spirito giungendo dalla cultura del tradimento, dei morti inutili e della falsità.
Chi ha vissuto quegli anni da protagonista violento sa benissimo che dentro di sé nulla è restato e tornerà come prima; è come un morto vivente. Le vittime si sanno vendicare da sole.
La Francia, culla della razionalità estremista, ha cercato di fare quello che non ha fatto l’ Italia, cioè assumersi l’ impegno di tutelare per quello che era possibile il frutto, diventato malato, del comunismo. Non ci è riuscita perché erano italiani, perché la memoria è corta o davvero perché oggi si vende tutto?
Il termine terrorismo se si vuole fare cultura vera è da bandire.
A G. Adinolfi del quale condivido senz’ altro la visione a 360°, vorrei solo rammentare che qualche elemento di quelli oggi tornati a galla ci avrebbe eliminato volentieri… Riteniamoci fortunati e ancora preganti i camerati che purtroppo non ci sono più, fisicamente accanto a noi.
Concludendo, tra i nomi spunta un personaggio legato al caso Calabresi…, la vera strumentalizzazione detonante di piazza Fontana. Ma è quello con la condanna minore, “buon” per lui.
[…] FONTE: https://www.ilprimatonazionale.it//politica/intervista-gabriele-adinolfi-terroristi-rossi-francia-191… […]