Roma, 25 set – Ha raggiunto il quorum delle cinquecentomila sottoscrizioni il referendum sulla cittadinanza promosso a inizio mese dal segretario di +Europa Riccardo Magi. Un risultato abbastanza prevedibile – al di là di ogni apoteosi fatta dalla stampa – in quanto alla causa ha aderito praticamente tutta la sinistra. Partita a rilento, come la macchina social dei soliti noti si è messa in moto (tra gli altri Ghali, Zerocalcare, Saviano), la raccolta firme ha subito nelle ultime ore la scontata accelerazione.
La proposta della sinistra e la legge italiana
La pratica passa ora alle cose formali: il deposito, i controlli di legittimità e quello costituzionale. Già in primavera quindi si potrebbe andare al voto: quest’ultimo – lo ricordiamo – potrà considerarsi valido solamente se l’affluenza dovesse raggiungere il 50% degli aventi diritto. In soldoni il referendum mira a dimezzare gli anni di residenza continuativa (cinque in luogo degli attuali dieci) richiesti allo straniero per poter fare domanda di cittadinanza italiana. Allo stato attuale delle cose le stime parlano di due milioni e mezzo di allogeni potenzialmente interessati alla questione.
Ripassino di legge. Le norme italiane dicono l’ovvio, ossia che in linea di massima si è cittadini italiani per discendenza (ius sanguinis). C’è poi l’opzione del matrimonio e la naturalizzazione alla maggiore età: il famoso decennio di cui sopra “legale e ininterrotto” nel nostro paese. In tal senso quindi le misure esistono già.
Referendum cittadinanza e ius scholae: ius soli sotto mentite spoglie
Dopo aver fallito con l’americanata dello ius soli e consci di aver perso il treno dello ius scholae – a intestarsi la questione è ora Forza Italia, altra rappresentante di certa borghesia decotta – la sinistra ripropone il suo storico cavallo di battaglia. Mischiando le carte e cambiando il nome.
Ora, lo sappiamo: nessuno ci pagherà le pensioni, la sostituzione non risponde al problema della denatalità, dati i numeri reali l’arricchimento culturale è chimerico, non esistono “lavori che gli italiani non vogliono più fare” ma solo retribuzioni non accettabili. Nonostante ogni narrazione immigrazionista sia stata smontata dai fatti potevamo aspettarci qualcosa di diverso? Non dalle suddette forze politiche. Piuttosto da chi – Lega Nord e Fratelli d’Italia – (anche) su certe tematiche ha preso milioni di voti guadagnandosi il governo del paese.
Le parole di Giorgia Meloni
È il solito giochino: la sinistra detta l’agenda, la destra reagisce solamente per mantenere lo status quo. Dovrebbe rilanciare, ne avrebbe tutti i mezzi. Ma preferisce stare sulla difensiva. Sarà perché in certi ambienti il conservatorismo va molto di moda. Sarà perché ci si dimentica delle dinamiche già in essere in tanti paesi europei. Sta di fatto che nessuno a livello istituzionale stia pensando di cambiare un sistema nazionale che per stessa ammissione di Giorgia Meloni “concede il maggior numero di cittadinanze” rispetto agli altri paesi europei. Continuiamo a ribadirlo: l’integrazione segue rapporti di forza, non è mai un automatismo dovuto a pezzi di carta o documenti elettronici.
Finché non si porranno provvedimenti efficaci sui flussi irregolari ogni altro dibattito in merito rischia di ridursi a disputa sul sesso degli angeli. Il referendum cittadinanza non ci piace, ma senza sostanziali cambi di rotta a monte rischia di diventare l’ultimo dei nostri problemi.
Cesare Ordelaffi