Roma, 9 mag – Nel suo discorso in occasione del Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato i fratelli Mattei e Paolo Di Nella. Un piccolo segno di distensione nell’ottica di quella pacificazione mai veramente raggiunta nel nostro Paese e spesso nemmeno perseguita.
Matterella ricorda le vittime del terrorismo: “Sono state queste persone, non i terroristi, a fare la storia italiana”
Se per Mattarella, “si è molto parlato negli ultimi decenni dei terrorismi e dei terroristi. Della loro vita, dei loro complici, delle loro presunte ideologie, delle cause che han fatto da base alla loro scelta di lotta armata”, d’altro canto “meno si è scritto e parlato della reazione unanime del popolo italiano. Meno dei servitori dello Stato, che hanno posto a rischio la propria vita per combattere violenza ed eversione. Meno di chi, nelle fabbriche, nelle università, nei vari luoghi di lavoro, ha opposto un no, fermo e deciso, a chi voleva ribaltare le regole democratiche”. E a maggior ragione, “ancor meno si è parlato del dolore, indicibile e irrecuperabile, delle famiglie a cui la lotta armata o i vili attentati hanno strappato un coniuge, un figlio, un genitore, un fratello o una sorella. Eppure sono state queste persone, non i terroristi, a fare la storia italiana”.
L’omaggio ai fratelli Mattei e a Paolo Di Nella
Così il presidente della Repubblica ha voluto soffermarsi sul ricordo di coloro che sono caduti a causa della violenza politica, anziché su chi quella violenza l’ha compiuta. Nel suo elenco c’è spazio anche per chi all’epoca era considerato una specie di vittima sacrificale, di morto di serie b, che spesso ha dovuto subire lo scempio di depistaggi, falsità, fino all’impunità dei propri carnefici, al grido di “uccidere un fascista non è reato”. È il caso di Stefano e Virgilio Mattei, rispettivamente di 8 e 22 anni, bruciati vivi nel 1973 in quello che è passato alla storia come rogo di Primavalle. I due erano figli di Mario Mattei, segretario della sezione del Movimento Sociale Italiano del quartiere romano, la cui casa fu data alla fiamma da alcuni esponenti di Potere Operaio. Ma anche di Paolo Di Nella, militante del Fronte della Gioventù colpito alla testa e ucciso durante un’affissione nel 1983, sempre a Roma. Omicidio che venne rivendicato da Autonomia Operaia. Mattarella ha inoltre ricordato il gesto dell’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini, il quale “si recò al Policlinico, dove era ricoverato, in coma irreversibile, Paolo Di Nella, per portare la sua solidarietà e compiere un gesto di pacificazione, rivolto ai giovani di opposte fazioni che, nelle nostre città, erano rimasti irretiti nella rete nefasta della violenza e della vendetta”.
Michele Iozzino
1 commento
Mattarella & C. spieghino anche come mai si è giunti a spizzichi e bocconi, a scoppio ampiamente ritardato, su questioni che potevano essere onestamente valutate già trentanni fa circa. Certo la storia italiana non l’ hanno fatta i violenti ideologizzati e drogati, ma neppure un numero ben maggiore di menefreghisti, opportunisti e vigliacchi che in grande quantità si sono, o meglio, hanno trovato consentito il pararsi del c. proprio (non propriamente pulito). Un vero freno alla Italia del quale si sente ancora il peso al punto di non permettere il raggiungimento di traguardi parecchio superiori.