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Eutanasia e capitalismo: diritto o scelta obbligata?

by Marco Battistini
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suicidio assistito

Roma, 13 feb – Correva l’anno 2019 quando una sentenza della Corte costituzionale, sancendo l’illegittimità del divieto in vigore, rendeva l’eutanasia legale anche in Italia. Una decisione comunque mai recepita dal parlamento a livello nazionale. È quindi notizia di questi ultimi giorni che la Toscana sarà la prima regione a regolamentare il c.d. suicidio assistito. Ma quello della “dolce morte” si può considerare – nei fatti – veramente un diritto? La questione, spinosa e scivolosa, va approfondita. 

La legge della regione Toscana

Elaborato sulla proposta “Liberi Subito” dell’associazione Luca Coscioni – rigettata in altre realtà come Veneto e Lombardia – il testo della regione Toscana si sviluppa in sei articoli. Devono coesistere la capacità di libera scelta, l’aver sviluppato una malattia irreversibile (provocante sofferenze fisiche o psicologiche intollerabile), una volontà “chiara e univoca” di morire e l’essere tenuti in vita da “trattamenti di sostegno vitale”. Precisazione dovuta: l’ultimo punto è soggetto ad interpretazioni ancora in corso.

Bisognerà quindi rivolgersi all’Asl di riferimento, la quale girerà la richiesta a una specifica commissione, composta da professionisti dipendenti del servizio sanitario regionale, che dovrà considerare nella propria relazione anche il parere del comitato etico. Così in due mesi scarsi (54 giorni) l’azienda sanitaria locale potrà fornire al proprio paziente ogni supporto tecnico del caso. A livello semantico si dovrà parlare di suicidio assistito se il paziente riuscirà ad assumere il farmaco in autonomia, di eutanasia in caso contrario.

Una questione da approfondire

Le reazioni nel mondo politico – come prevedibile – sono state contrastanti. Si va dalla soddisfazione di parte del centro-sinistra (Italia Viva, +Europa) alle dure critiche del mondo cattolico. Un legge “barbara e disumana” per Pro Vita & Famiglia. Dal canto nostro, alieni dal meccanismo del tifo, cerchiamo di procediamo per gradi. 

Che cos’è – innanzitutto – un diritto? È la concretizzazione in forma giuridica di un determinato processo politico. Evoluzioni oggi guidate dal grande Capitale, non più dai partiti: le segreterie seguono semplicemente – per affermazione o negazione, poco importa – l’agenda di qualcun altro posto al di sopra delle singole Nazioni. Un diritto può essere tutto o nulla e – sì, anche in democrazia – l’elargizione non è poi così scontata come si vorrebbe pensare (lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle in tempo di Covid).

Lo spiega egregiamente Progetto Razzia in un interessante video di qualche tempo fa. Il capitalismo, accentratore per sua stessa natura, non fa regali né concessioni gratuite. Se non a se stesso. Pensiamo alla sanità e al problema delle pensioni nel contesto italiano. Con ogni probabilità non vedremo la loro eliminazione fisica – onde evitare reazioni indesiderate – ma il perpetrarsi di un lento svuotamento del loro stesso significato (tagli al personale, iper-burocratizzazione e tempi di attesa biblici in un caso, riduzione all’osso della rendita vitalizia nell’altro).

Eutanasia e capitalismo

Così in una realtà che vede – e a meno di significativi inversioni di rotta vedrà – lo Stato Sociale sempre più disarticolato, quello che oggi ci viene venduto (è proprio il caso di dirlo) come un diritto, in un futuro non così lontano potrebbe diventare una scelta obbligata, magari descritta come comportamento logico e responsabile. Affidarsi al privato – che non offre un servizio ma persegue il profitto – e al mercato diventerà il passo più razionale da compiere. Con tutto quello che ne consegue. 

Qualcosa di simile, d’altronde, è già successo con l’aborto. Da ultima possibilità che uno Stato con la schiena dritta dovrebbe offrire a una coppia (o comunque alla singola donna) si è trasformato, in tantissimi casi, in una scelta obbligata. Posto che se una persona con un certo grado di autonomia dovesse maturare la decisione di togliersi la vita – legge o non legge – probabilmente lo farà, il problema di fondo è che senza emancipazione economica non c’è libertà. Ovvero senza diritti sociali non può esistere alcun diritto civile. Anche se continueranno a chiamarli così.

Marco Battistini

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