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Emanuele Filiberto chiama “parassiti” i partigiani. Ma il merito è di un hacker

by Giorgio Nigra
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emanuele filibertoRoma, 2 mag – Per una volta che un Savoia ne azzecca una, dà la colpa agli hacker. È infatti accaduto che sul profilo twitter di Emanuele Filiberto sia apparso un link sui costi per lo Stato delle associazioni partigiane, con il caustico commento: “I parassiti partigiani, con le loro 179 associazioni, costano al contribuente 3 milioni di euro”. Poco dopo, però, è arrivata un’improbabile rettifica: “Qualcuno è entrato nel mio account e ha mandato articolo su partigiani volendo cavalcare la diatriba sulla mia visita a Noto! Mi dispiace!”.

Qualche giorno fa, un’inchiesta del Tempo aveva rivelato che le sigle che fanno riferimento al mondo reducistico partigiano sono appunto 179. Ce n’è per tutti i gusti: “Associazione Nazionale Partigiani Italiani”, “Associazione Italiana Combattenti Volontari Antifascisti”, “Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra”, “Associazione Nazionale Ex Deportati”, “Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti”. Tutte queste sigle appartengono alla galassia delle associazioni combattentistiche che godono di stanziamenti pubblici annuali predisposti dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dai ministeri della Difesa, dell’Interno e dell’Economia. Lo Stato le ha infatti inserite nella legge di stabilità del 2014: “Per il sostegno delle attività di promozione sociale e di tutela degli associati svolte dalle Associazioni combattentistiche – si legge nel testo – è autorizzata la spesa di euro 1.000.000 annui per ciascuno degli anni 2014, 2015 e 2016”. Al milione di euro stanziato dal ministero della Difesa se ne aggiungono poi altri due disposti dal Viminale di concerto con il ministero dell’Economia.

Insomma, si riferiva a questo Emanuele Filiberto di Savoia, quando ha parlato di “partigiani parassiti”. Poi la poco credibile retromarcia e la colpa gettata su un fantomatico hacker. E a chi ha cominciato ad attaccarlo sul suo profilo, il rampollo non ha potuto fare a meno di ricordare le credenziali resistenziali della sua famiglia: “Leggo i vostri tweet… vorrei ricordarvi il ruolo di mia nonna durante la guerra accanto ai partigiani… Studiare non fa male!”, ha scritto. Era molto meglio l’hacker.

Giorgio Nigra

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6 comments

Pietro Frignani 2 Maggio 2016 - 10:49

Hai ragione Nigra era meglio l’acher,E
manuele piu’ parla piu’ s’impasta

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Anonimo 2 Maggio 2016 - 12:47

l ‘unica cosa che si dimentica di sua nonna (se parla della moglie di vittorio II ) è che fù la prima ad indignarsi del fatto che arrestare un ospite non era stata cosa buona ,perché poteva essere arrestato ovunque ma non da ospite invitato per un colloquio ed uscito in arresti

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Anonimo 3 Maggio 2016 - 1:20

Mi correggo Vittorio Emanuele III Re D’Italia e d’Albania Imperatore d’Etiopia , moglie Elena Principessa Petrovich Niegos De Montenegro Regina d Italia e d Albania, Imperatrice d’Etiopia
dal libro Chi è del 1940

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Anonimo 3 Maggio 2016 - 1:30

La frase di Elena è citata a pag 593 del secondo volume di Trent’anni d’ Italia edizione 1967

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Anonimo 2 Maggio 2016 - 12:51

La verità che la famiglia Mussolini lesinò la fame (Donna Rachele e figli ) mentre loro non hanno mai avuto bisogno di lavorare o faticare

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Anonimo 2 Maggio 2016 - 12:53

I Savoia si comprarono con un trattato internazionale la Sardegna nel 1709 facendone il granaio del Piemonte …..la storia continua

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