Roma, 12 ott – L’esibizione canora della segretaria del Partito Democratico Elly Schlein non poteva di certo passare inosservata. Durante un concerto degli Articolo 31 al Forum di Assago è stata chiamata sul palco da J-Ax: giusto il tempo di cantare qualche strofa, atteggiarsi con qualche mossettina e le immagini dell’improbabile performance hanno fatto – come si dice in questi casi – il giro del web. Tra spettacolarizzazione della politica, accuse varie, difese d’ufficio, indignazione e indignazione per l’indignazione, vediamo di capirci qualcosa.
Elly Schlein e il “duetto” con J-Ax
Per una volta a offrirci uno spunto interessante è un articolo di Fanpage, la cui tesi di fondo è che se il comportamento della Schlein ha provocato più di un sopracciglio alzato nella destra è per l’incapacità di quest’ultima di stare al passo con i tempi. Per l’autore, “La leader dem fa bene a insistere a presentarsi in jeans sulla scena politica, e ad accostarsi ai nomi della scena musicale pop”. Il tutto segnerebbe il passo con una destra troppo compassata: “E fa bene non tanto per giocare la carta di un rischioso giovanilismo, per quanto genuino (si vede che si diverte davvero in queste situazioni), ma perché lei può accostarsi la cultura pop (nel senso di popular) mentre Giorgia Meloni non può”. E ancora, “La destra italiana, ossessionata dall‘egemonia culturale, è tutta presa dall’obbiettivo di spodestare il marxismo culturale che a loro modo di vedere avrebbe tenuto in ostaggio la cultura italiana fino ad oggi. Ma l’operazione è resa impossibile dalla distanza siderale tra la propria sensibilità e quella della cultura di massa”. Quale sarebbe, però, la sensibilità della cultura di massa? Presto detto, l’esempio è quello del Sanremo di Amadeus, con “baci omosessuali, un’estetica decisamente queer di tanti cantanti in gara, artisti di seconda generazione e una poetica decisamente al passo con i tempi”. Basterebbe dare un’occhiata al cosiddetto paese reale per accorgersi del contrario, ovvero della distanza tra i messaggi che media e spettacolo vorrebbero far passare e le persone comuni. Anche se in effetti la concezione di egemonia culturale che ha la destra italiana è spesso un’arma spuntata, incapace di competere davvero con la controparte e dare corpo a una propria visione del mondo, ma limitandosi a inseguire la sinistra sui suoi temi.
Indignarsi è inutile, siamo nella post-ironia
Tuttavia l’autore dell’articolo si illude sul successo – almeno mediatico – della segretaria dem. Si preoccupa che quest’ultima possa sembrare ridicola: “L’effetto cringe è dietro l’angolo”. O che il suo presunto giovanilismo susciti l’effetto contrario, correndo il rischio di “diventare un meme al fianco del Signor Burns dei Simpons che si traveste da Secco il bullo, indossando un berretto e la maglietta nera con il teschio per vestire i panni del giovane”. Verrebbe da chiedersi quanto possa essere “da giovani” qualcuno come J-Ax, il cui punto di forza è proprio l’effetto nostalgia anni ’90. L’incomprensione più grande è però quella riguardo il cringe, perché a conti fatti è questa l’arma segreta di Elly Schlein. Con quest’ultima siamo ormai nella post-ironia, dove i limiti tra serio e ironico si confondono, dove qualcosa è serio solamente perché fa ridere e qualcosa fa ridere solamente perché è serio. La sua goffaggine diventa un punto di forza. Torniamo all’esempio di Sanremo, a decretarne la popolarità non è stata la verniciatura arcobaleno o politicamente corretta, ma l’appropriazione in chiave post-ironica di qualcosa che si prende troppo sul serio, tra fantasanremo, entusiasmi esagerati, meme e reaction. Allo stesso modo, Elly Schlein è la trasformazione post-ironica di un partito spocchiosamente severo ed elitario come il Pd, nel tentativo di umanizzarlo e riavvicinarlo alla gente comune. Una specie di “so bad it’s so good” trasferito alla politica. Non tenerne conto sarebbe un errore grossolano, tipo andare a un concerto degli Articolo 31 nel 2024.
Michele Iozzino