Roma, 15 nov – “Togliamo il voto agli ignoranti” è oramai l’ultimo grido di battaglia della sinistra dem, abbarbicata nel proprio onanismo pseudointellettuale grazie al quale si è auto-incoronata depositaria della cultura e dell’intelligenza globale. Fioccano ovunque analisi di voto, identiche a quelle post-Brexit e basate in realtà sugli exit-poll, ovvero i sondaggi storicamente meno attendibili e in un’elezione dove già i sondaggi di intenzione di voto hanno fatto una pessima figura, grazie alle quali si cerca di dimostrare che a votare Trump (e la brexit) siano stati solo i redneck, gli ignoranti, gli stupidi, i contadinotti – ma contemporaneamente anche i più ricchi – mentre a votare la Clinton siano stati i laureati, i colti, gli acculturati, le grandi élite di pensiero e gli abitanti delle grandi metropoli, quindi più moderni e meno retrogradi, ma che per il cortocircuito autogiustificazionista corrispondono in maniera inspiegabile ai più poveri, alle classi più disagiate d’America. Ci sarebbe da ridere solo per il fatto che chi ha totalmente sbagliato l’analisi pre-voto ora pensa di farci una dettagliatissima analisi post-voto pretendendo di essere credibile.
Ma basterebbe anche solo guardare le proteste isteriche degli anti-Trump per smontare questa fragile analisi: ragazzi che bruciano delle New Balance in diretta facebook perché prodotte da un’azienda che ha appoggiato Trump, uomini e donne che in una simil parodia di Blair Witch Project piangono istericamente strappandosi i capelli singhiozzando “we are all gonna die”, moriremo tutti, ovviamente stando ben attenti a filmarsi con lo smartphone per poter pubblicare il loro dramma esistenziale sui social. Parliamoci chiaro: è piuttosto complicato venirci a dire che questi rappresentino uno spaccato della classe culturale. O forse no. Forse il problema è che davvero questa gente è lo specchio dello stato culturale di questa società. D’altra parte viviamo nell’era che ha regalato il Nobel alla letteratura a Bob Dylan per mancanza di scrittori premiabili, siano essi anche soltanto degli “autori socialmente impegnati” pronti a scrivere romanzi o saggi scritti con una pesantezza narrativa unica spacciata per “introspezione” che parlano di minoranze o di drammi esistenziali alla Muccino.
Viviamo soprattutto nell’era in cui la casta culturale è dominata da personaggi di spettacolo, conduttori di programmi televisivi, comici, telegiornalisti a cui a volte magari capita di scrivere un libro che tutti compreranno ma nessuno leggerà. Prendiamo ad esempio la variegata “élite intellettuale” statunitense che ha appoggiato la Clinton. Di fatto parliamo di cosiddetti vip che svariano da cantanti ad attori che di certo non sono né grandi compositori o poeti né grandi registi che ci hanno donato capolavori immortali. Beyoncé, Miley Cirus e Jennifer Lopez che sculettano in body e calze a rete sul palco fra coriandoli, raggi laser e balletti che richiamano movimenti sessuali, ci vengono presentati come personaggi di cultura che possono spocchiosamente definire ignorante una fetta di popolazione. Anche Robert De Niro che a 70 anni suonati minaccia con un monologo ridicolo di voler picchiare Trump – qualcuno gli dica di uscire dal personaggio di Toro Scatenato o del boss mafioso, forse ha avuto un’overdose di metodo Stanislavskij – per quanto un mostro sacro della recitazione è pur sempre un attore e non un creatore di letteratura cinematografica.
I vari George Clooney o Chloe Moretz o Eva Longoria (sì, la casalinga disperata…) alla fine non sono neanche mostri di recitazione, ma sono comunque considerati opinion maker di spessore culturale, e questo la dice lunga più sugli esponenti della cultura ufficiale che sugli “ignoranti” che non seguono i loro consigli. Poi certo, ci sono i “geni” che grazie al loro QI altissimo e superiore a 140 (il limite oltre il quale si è considerati super intelligenti) possono frequentare i circoli esclusivi. Tra questi Madonna (140 di QI), talmente intellettuale e colta da promettere pompini ai sostenitori della Clinton. E poi c’è Sharon Stone (154 di QI), grande sostenitrice della moglie di Bill e da tutti considerata un genio di grande cultura. Sì, esattamente la Sharon Stone che cercò di iniettare il botox nei piedini del figlioletto adottato per evitare che avessero le rughe. Sì va bene, parliamo degli Stati Uniti dove il livello culturale medio non è esattamente il fiore all’occhiello della nazione, dove i professori dei licei pubblici vengono trattati come dei bidelli perché ritenuti inutili – contano solo le grandi scuole private accessibili solo ai privilegiati che sono gli unici a poter diventare “colti” ovvero elettori della Clinton, ma attenzione perché i ricchi in realtà votano tutti Trump – e dove i laureati nelle università che non siano il MIT o Harvard o Yale al massimo possono fare i lavapiatti da McDonald’s.
Ma non è che nell’Italia che una volta fu culla della cultura ora siamo messi poi tanto meglio. Gli stessi che criticavano Berlusconi per aver importato tramite Mediaset il modello culturale americano, giustamente ritenuto rozzo e di bassissimo livello, sono ora gli stessi che lodano quello stesso modello e i suoi rappresentanti. A parte alcuni blogger ritenuti opinionisti (qualcuno ha detto Saverio Tommasi?) che stigmatizzano l’ignoranza fascista mentre condannano il dittatore Boko Haram, o altre illustri esponenti della cultura come Alba Parietti o Beatrice Borromeo, abbiamo il renziano Giorgio Gori (il signor Parodi, per chi non lo conoscesse) che aspramente afferma “gli ignoranti non dovrebbero votare”. Per carità, in molti affermano che sia un giornalista molto competente e intelligente, ma di fatto a livello culturale verrà ricordato come l’inventore di Master Chef e L’Isola dei Famosi.
Accanto a lui un altro grande renziano, Fabrizio Rondolino, direttore de L’Unità, per cui oramai “il suffragio universale comincia a rappresentare un serio pericolo per la civiltà occidentale”. Sì proprio il Rondolino che avrebbe dovuto essere il consigliere della campagna elettorale di Daniela Santanché qualora ci fossero state le primarie del centrodestra del 2012, ma questo ai nemici di Trump è meglio non ricordarlo. Laureato in filosofia e sicuramente molto intelligente, ma a livello culturale ha contribuito solo come consulente speciale della prima edizione del Grande Fratello. Tutti “creatori” di trasmissioni che fanno tendenza e che sono “culturalmente influenti” soprattutto in quella generazione millennial che, ci dice Repubblica con una brillante analisi, se fosse stata l’unica a votare avrebbe garantito la vittoria alla Clinton e la sconfitta della Brexit. Insomma a ben guardare gli “intelligenti” e i “colti” sarebbero quelli che fondano le loro opinioni votando le nomination del Grande Fratello Vip o i prossimi conduttori dei talent scegliendoli da quelli attuali. O peggio quelli che leggono Saviano e che con la puzza sotto al naso ti dicono che le massime autorità culturali dell’Italia sono il romanziere napoletano esperto di copia-incolla e di pensieri twitter che fanno girare la testa anche a Nichi Vendola, oppure il comico giullare Benigni, o magari Fabio Volo. Tutta la stessa pletora di persone che ti dicono che “il fascismo si cura leggendo”, e giustamente contrappongono Saviano, Benigni e Dario Fo a Pound, Marinetti, D’Annunzio, Gentile, Céline, Brasillach, La Rochelle, Ricci, Ungaretti, Albertazzi e Pirandello. Beata ignoranza.
Carlomanno Adinolfi
6 comments
Mia nonna diceva che lottare contro l’ignoranza è peggio che lottare contro la fame! Ma in piena consonanza col redattore dell’articolo, mi domando… E più ignorante il cittadino vessato che per protesta (o per convinzione) Vota Trump, nella speranza che non sia il solito radical chic di merda con la puzza sotto al naso, o il cosidetto intellettuale di vaglia che sa parlare solo in televisione e scrivere solo su twitter? Di questi ultimi ne abbiamo le palle piene… Si ho scritto “palle” e non “balle” perchè è ora di chiamare le cose col loro nome e smetterla anche con i più cortesi “addolcimenti”.
Saverio Tommasi……già, quello del “sanguinario DITTATORE della Nigeria boko haram”…
voi state scherzando…se non andate a leggere la “lettera” di un fascista pentito e convertitosi proprio “leggendo”Tommasi…
vi siete persi il meglio della comicità a partire da Totò (magari proprio nel mitico pezzo della “lettera”).
L’apice è quando il “fascista” pentito narra di quando scacciava i posteggiatori abusivi “che avevano fame” facendo il saluto romano..da non perdere !!!
Concordo con Carlomanno nella sua analisi sugli pseudo intellettuali di sinistra aggiungo vocati solo ai salotti perbenisti di gran paraculati.
Questi sinistri personaggi sono intimamente ed ossessivamente convinti di essere i detentori della verità, della ragione e della superiorità morale. Odiano gli altri italiani che non sono di sinistra e, allibiti ed indignati non sanno capacitarsi di come ciò possa accadere in un Paese dove tutto, proprio tutto, si deve a loro e ai loro nonni partigiani. Detestano la società in cui vivono perchè non è abbastanza degenerata e disintegrata come loro la vorrebbero e per questo sono attivissimi e determinati nel loro intento di ridurla a una sorta di babele popolata di immigrati in infradito e figli dei figli dei fiori. Alcuni di loro si rodono ancora del fatto di non essere riusciti (i loro nonni) nell’ intento scopertissimo e criminale di far solo cambiare dittatura all’Italia alla fine della guerra.
Si potrebbe dire, che è bello fare i finocchi con il culo altrui.
Questo riferito al fatto che, chi parla, è perché se ne sta al caldo, mentre molti stentano ad arrivare a fine mese.
Poi parlare di intelligenza, lo possiamo vedere ovunque che è molto scarsa.
Come diceva (F. Pessoa) Tutto è complesso per chi pensa, mentreper gli altri le ande NON se ne fanno mai alcuna.
Lodevole articolo