Roma, 23 dic – I centristi a quanto pare preferiscono che Draghi resti a Palazzo Chigi e non vada al Colle, Renzi e Calenda a modo loro spiegano anche perché. In ogni caso, da qui a quando si eleggerà il successore di Mattarella può ancora succedere tutto e il contrario di tutto. Non possiamo neanche dire con certezza che il diretto interessato, il premier, ambisca andare al Quirinale ora che l’Italia deve gestire il Pnrr e senza alcuna certezza di poter piazzare un capo del governo che faccia esattamente come dice lui. Senza parlare del fatto che “un nonno al servizio delle istituzioni” (parole di Draghi) non si mette a fare come un Napolitano qualsiasi. Almeno finché non saranno cambiate le regole della Costituzione e aumentati i poteri politici del capo dello Stato.
Renzi mette le mani avanti: “Con elezione Mattarella maggioranza diversa da quella di governo”
Intanto, Renzi in una intervista a Repubblica ricorda che “nel 2015 scegliemmo Mattarella e non tutta la maggioranza di governo fu d’accordo: alcuni partiti erano scettici o contrari. Oggi possiamo dire che aver individuato Sergio Mattarella è stato un bene per l’Italia. Ma sette anni fa la maggioranza parlamentare fu diversa dalla maggioranza presidenziale: il Quirinale fa sempre storia a sé“. Per il leader di Italia Viva, “inserire Draghi nel calderone dei nomi oggi serve solo a gettare fumogeni. Fino al 24 gennaio lasciamo che Draghi si occupi di terza dose, di Pnrr, di ripresa economica. Poi tutti insieme sceglieremo l’inquilino migliore per il Colle. Parlarne oggi – afferma Renzi – è come discutere dello scudetto ad agosto. Io non partecipo al fantamercato, mi concentro sulle vere priorità”.
Il leader di Iv lascia la porta aperta a Berlusconi?
Le parole dell’ex premier – a maggior ragione che i suoi parlamentari sono l’ago della bilancia per l’elezione del prossimo presidente della Repubblica – vanno tenute da conto. Lui contesta l’impostazione chiesta a chiare lettere ieri da Draghi, ossia che la maggioranza ampissima che sostiene il governo debba essere altrettanto larga nello scegliere il capo dello Stato. E Renzi come sappiamo è stato determinante per far eleggere Mattarella. Insomma, come l’ex segretario del Pd ha voluto a tutti i costi Draghi premier – e ha fatto cadere il Conte bis per tale scopo – potrebbe continuare a volerlo a Palazzo Chigi. Inoltre, ca va sans dire, parlare di maggioranza che elegge il Presidente diversa da quella che sostiene il governo lascia la porta aperta a Berlusconi. Il Cav con i voti del centrodestra più quelli dei renziani può andare al Colle senza i voti di Pd e M5S. Con buona pace di Draghi, che ha chiesto l’esatto contrario.
Calenda: “Draghi premier il più a lungo possibile”
Calenda invece la butta – si fa per dire – sul patriottismo: Draghi deve restare premier perché in questo particolare momento storico deve gestire lui il Pnrr. E lancia un monito ai partiti di maggioranza. “Se ritengono che Draghi debba restare a Palazzo Chigi, i partiti devono impegnarsi per indicare una candidatura seria alternativa. Io ho proposto la Cartabia, costituzionalista equilibrata, capace di maneggiare una materia delicata come la giustizia. Ma c’è lo scoglio di Berlusconi: Salvini e Meloni sono due tipi pragmatici, dovrebbero spiegargli che la sua candidatura è improponibile“. Il leader di Azione, che nella partita per il Colle di certo non gioca da protagonista – ha solo quattro grandi elettori – dice chiaramente che Draghi non deve andare al Quirinale. E che anzi deve restare a Palazzo Chigi il più a lungo possibile.
Il leader di Azione: “Così il Paese può ritrovare un baricentro riformista”
In un’intervista alla Stampa, l’ex ministro Pd dello Sviluppo economico fa presente che “invece di perdere tempo, si dovrebbe trovare un accordo su una figura come Cartabia per il Colle. E poi andare da Draghi e chiedergli di restare al governo: con un patto blindato sulle riforme, che non metta a rischio la legislatura. Se succedesse, si andrebbe a elezioni nel 2023 e dopo tornerebbe al governo Draghi”. Calenda si definisce riformista – e non gli piace essere etichettato come centrista – e in virtù di questo ritiene che l’attuale premier debba traghettare l’Italia da Palazzo Chigi. “Anche per la prossima legislatura, può voler dire un Paese che ritrovi un baricentro riformista, facendo evolvere il sistema politico. Questa la grande scommessa per il Paese”, afferma convinto.
I centristi sono determinanti per la partita per il Colle
I centristi, numeri alla mano, possono davvero fare la differenza nell’elezione del Presidente. Sono sparsi qua e là e nel Misto. A loro guarda chi sta lavorando a un “grande centro” che poi invece è semplicemente un modo per giocare la partita del Quirinale da protagonisti. Ma il nodo da sciogliere è un altro: Draghi ha bisogno di un nuovo Mattarella per continuare a governare come ha fatto finora. Un Presidente che garantisca la tenuta di una ampia maggioranza come quella creata, appunto, per il governo Draghi. Un capo dello Stato che prosegua nell’opera di sostegno alla coesione nazionale. Insomma, né Draghi vuole essere eletto capo dello Stato non all’unanimità né – è il suo ragionamento – potrebbe andar bene un Presidente che non metta d’accordo tutti. Perché non ha senso restare a guida del governo se la maggioranza si spacca sull’elezione del capo dello Stato. Anche perché è molto probabile che a quelle condizioni il governo caschi.
Ecco perché servirebbe un miracolo…
Altro che stabilità, dunque. In tal senso – il prendere tempo, il puntare al riformismo – la posizione di Renzi e Calenda lascia intendere che con l’ex numero della Bce a Palazzo Chigi e un capo dello Stato voluto da tutti (quindi non Berlusconi? Vedremo…) si può andare avanti fintanto che Iv e Azione crescano un po’ di più. Saranno dello stesso parere i partiti big? A quanto pare, nella maggioranza nessuno vuole andare al voto anticipato. In ogni caso, con Draghi che resta al governo, se la maggioranza dovesse raggiungere un accordo su un candidato al Quirinale che vada bene a tutti sarebbe una specie di miracolo.
Adolfo Spezzaferro
1 commento
I primi responsabili saranno i “tiepidissimi” centristi.
“I vili e i servi non sono graditi al Signore.”(Carmelo. B. Pisani)