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“Direzione Rivoluzione”, le prospettive di una nuova storia italiana

by Marco Battistini
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Roma, 9 set – Ogni mattina un elettore dem si sveglia, apre il giornale e si indigna leggendo l’invenzione quotidiana su CasaPound Italia. Ogni mattina un militante della tartaruga frecciata, ancor prima di scendere dal letto, sa già che dovrà farsi – nel migliore dei casi – una grassa risata. A proposito, si è svolta nell’ultimo fine settimana la diciassettesima edizione di Direzione Rivoluzione, la festa nazionale del movimento guidato da Gianluca Iannone. Nell’ordinato contesto della campagna maremmana è andata in scena una quattro giorni che si è misurata con i principali temi dell’attualità, le grandi sfide del futuro prossimo e gli interrogativi (ancora da sciogliere) della storia recente. Un programma fitto di conferenze e approfondimenti accompagnato dalla ricca scaletta di concerti. E poi lo spazio per l’arte, lo sport e i momenti di pura convivialità. Noi, dal canto nostro, siamo stati in quel di Grosseto nella giornata di sabato.

Una forza vitale e tranquilla

È stata l’occasione per vedere dal vivo una comunità militante mostrificata dalle acide penne del politicamente corretto. A sentire i megafoni della sinistra avremmo dovuto trovarci davanti arpie e cerberi. Abbiamo al contrario incontrato padri, madri, intere famiglie. Lavoratori e studenti, bambini – area giochi compresa –  e qualcuno, giovane di spirito, ma un po’ più in là con l’età anagrafica. 

Durante il corso della festa c’è stato tempo anche per il motociclismo e le escursioni, oltre alle immersioni in mare (riservate ai più esperti). E poi una distesa di libri da far impallidire coloro per i quali “il fascismo si cura leggendo”. La sensazione è stata quella, ancora una volta, di essere in mezzo a una forza allo stesso tempo vitale e tranquilla. Un mondo che trasuda della migliore italianità.

CasaPound, ovvero la vera incognita della narrazione mainstream 

Dopo un pomeriggio innaffiato da qualche pinta di birra eccoci al momento centrale della giornata. Ovvero il simposio “Sciogliere CasaPound? A chi fa davvero comodo la violenza politica” che ha visto protagonisti l’ex parlamentare Massimo Corsaro, Marco Scatarzi, Francesco Polacchi (editori rispettivamente di Passaggio al Bosco e Altaforte Edizioni) e Luca Marsella, portavoce della tartaruga frecciata.

Rompe il ghiaccio proprio quest’ultimo, partendo dalla repressione da tempo in atto verso lo stesso movimento identitario e dalle accuse verso chi fa politica da più di vent’anni alla luce del sole. Imputazioni irreali, oltretutto in una nazione dove – come fatto giustamente notare – l’unica vera violenza politica viene magari premiata con posti istituzionali.

Abissali differenze antropologiche evidenziate anche da Scatarzi. Il nodo secondo l’agitatore culturale fiorentino è nella politica che perde terreno. Dal governo delle persone stiamo regredendo all’amministrazione delle cose, con il concetto di libertà sempre più discusso e sempre meno applicato. Prende così campo l’odio che colpisce oggi CasaPound in quanto vera incognita per la narrazione mainstream. Da sempre un passo avanti agli stereotipi, disorienta l’opinione pubblica: invidiati ed ostracizzati, i “fascisti del terzo millennio” sono stati i primi a subire operazioni di polizia digitale. 

Direzione Rivoluzione: a chi fa davvero comodo la violenza politica?

Parola poi a Corsaro, anni addietro tra gli ideatori di Fratelli d’Italia. Uomo di una “destra diversa” (rispetto ai promotori di Direzione Rivoluzione), risponde senza giri di parole al quesito che titola il costruttivo confronto: per il politico meneghino la violenza politica fa comodo alla sinistra che internazionalmente ha fallito su tutti i fronti – il comunismo d’altronde è imploso da solo. Rimane “solamente”, e in particolare modo in Italia, una struttura di governo che ha sostituito la dialettica con la censura.

Ha chiuso quindi Polacchi. L’imprenditore romano sostiene che l’Occidente – essendo incapace di accettarne il percorso evolutivo – non abbia mai fatto i conti con la storia. Per esistere la liberal-democrazia ha dovuto quindi trovarsi un nemico, impersonificato in quel fascismo sconfitto militarmente (ma non storicamente e politicamente). Con questi presupposti, e a patto di non arenarsi su vecchie battaglie, la suddetta libertà diventa un dovere. Parole d’ordine: accogliere le diverse sfide della società totale, creare un rinnovato mito mobilitante e trovare nuovi orizzonti per le generazioni a venire. Il tutto seguendo il solco segnato da Roma, dal ghibellinismo e dalle idee incendiarie proprie del secolo scorso.

Perché alla fine il discrimine è sempre quello. Tra chi vive in funzione contraria – la lunga schiera degli anti-qualcosa – e chi invece si pone attivamente al mondo. Tra il ribelle che distrugge e il rivoluzionario che costruisce. I ragazzi di CasaPound Italia, con la loro potentissima energia, fanno sicuramente parte di questa seconda schiatta dell’anima.

Marco Battistini 

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