Milano, 20 ott – A partire da giovedì in Lombardia scatterà il coprifuoco, dalle 23 alle 5. La decisione del governatore Attilio Fontana arriva per contrastare l’aumento dei contagi da coronavirus. La richiesta è arrivata da tutti i sindaci lombardi ed è stata avallata dal governo giallofucsia, in linea con la nuova posizione del premier Giuseppe Conte di non chiudere tutto (per adesso, almeno) lasciando agli amministratori locali la possibilità di adottare restrizioni più rigide.
Stop a tutte le attività e agli spostamenti
“Abbiamo deciso di emanare un provvedimento che sia anche simbolico”, spiega Fontana. Stop dunque a tutte le attività e agli spostamenti, ad esclusione dei casi “eccezionali” (motivi di salute, lavoro e comprovata necessità) nell’intero territorio. L’obiettivo del coprifuoco in Lombardia è “cercare di dare un colpo a una delle cause del contagio che è ripartito e che risiede negli assembramenti, nelle movide, nelle feste, negli incontri in pubblico, nelle piazze, cose che non si riescono a controllare perché non riusciamo ad avere un numero sufficiente di agenti e polizia che possano intervenire. La soluzione migliore credo che possa essere questa, soluzione che è stata presa anche in altri Paesi”, afferma il governatore leghista.
Le stime pessimistiche sui ricoveri
Nei prossimi giorni sarà chiaro se questo provvedimento abbastanza blando – chiudere alle 23 non cambia poi moltissimo – inciderà sulla diffusione dei contagi. Secondo le proiezioni della direzione generale Welfare della Regione, se non dovesse cambiare nulla il 31 ottobre si dovrebbe arrivare a 600 ricoverati in terapia intensiva e a 4.000 in terapia non intensiva. Una stima molto pessimistica.
Riapre l’ospedale alla Fiera di Milano
Intanto per sicurezza riapre l’ospedale alla Fiera di Milano. “Noi lo useremo entro pochi giorni, entro la fine di questa settimana, al massimo all’inizio della prossima sarà perfettamente pronto a ricevere dei malati”, spiega il governatore intervenendo ieri sera in diretta a Quarta Repubblica su Rete4.
Verso la chiusura dei centri commerciali nel fine settimana
Tra le richieste della Regione Lombardia anche la possibilità di chiudere i centri commerciali nel fine settimana, sempre nell’ottica di evitare assembramenti. “Tutte le parti intervenute hanno condiviso l’opportunità della chiusura, nelle giornate di sabato e domenica, della media e grande distribuzione commerciale, tranne che per gli esercizi di generi alimentari e di prima necessità“. Così si legge in una nota della Regione che lascia presagire una prossima ordinanza in materia. Dal governo è giunto un sostanziale via libera: “Sono d’accordo sull’ipotesi di misure più restrittive in Lombardia”, ha dichiarato il ministro della Salute Roberto Speranza.
In sostanza, l’Italia si avvia verso una situazione di tanti lockdown localizzati (la situazione della Lombardia non è peggiore di quella di altre regioni). Così che Conte possa dire di non aver richiuso tutto. Ma la sostanza, purtroppo, non cambia.
Adolfo Spezzaferro
2 comments
Tecnicamente uno stato di semilibertà (in linea con misure tipicamente carcerarie sempre più applicate in estensioni extra), che penalizza soprattutto i giovani adulti. Proprio quelli che dovrebbero svegliarsi da certo torpore. Magari ci scappasse qualche beneficio, aldilà di discutibili questioni sanitarie… Ma no, sto sognando.
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