Roma, 23 set – “Sono contento della squadra di governo: soddisfatto perché è coesa, tutti i ministri hanno sin qui lavorato con grande impegno e coesione. Non mi sembra che il Pd ponga il tema del rimpasto ma pone un problema di rilancio dell’azione anche alla luce della grande sfida che ci aspetta sul Recovery fund. Su questo ci ritroviamo assolutamente. E io non avverto assolutamente l’esigenza di un rimpasto“. Così il premier Giuseppe Conte, rispondendo a una domanda sul dopo elezioni. Insomma, a sentire il presidente del Consiglio, i dem non passeranno all’incasso dopo il successo/pareggio alle regionali e l’ennesimo tracollo del M5S. Almeno non sul fronte delle poltrone, visto che puntano ai prestiti Ue, a partire dal Mes e a scardinare i dl Sicurezza per accogliere più clandestini.
La crisi del M5S mette a rischio la maggioranza in Senato
Certo è che il Pd vuole dettare legge – e sta proprio a Conte provare a contenerlo – perché i 5 Stelle sono nel caos più totale, rischiano come minimo una scissione. La “più grande sconfitta nella storia del Movimento” – così Alessandro Di Battista ha definito la debacle alle regionali – porterà inevitabilmente a una resa dei conti in quello che nel governo è ancora – paradossalmente – il partito di maggioranza relativa. Al contempo però proprio la crisi interna ai 5 Stelle mette a rischio la maggioranza giallofucsia in Aula. Quando Di Battista dice che il problema è di identità e non di alleanze dà voce ai movimentisti che non hanno mai del tutto digerito l’accordo con i dem. Parlamentari che non voterebbero Sì al Mes, per intenderci. E al Senato questo equivarrebbe a una crisi di governo. Quindi ora Pd e Conte devono aspettare sperando che il M5S si ricompatti un minimo.
Conte accontenta Zingaretti: presto la modifica dei dl Sicurezza
A quanto pare, quindi, il premier intende porre subito mano ai dl Sicurezza – come chiesto insistentemente dal Pd – ma prende ancora tempo sul Mes, il prestito-trappola Ue finora osteggiato dal M5S. Idem sulla legge elettorale: i dem chiedono subito la riforma, anche alla luce dell’approvazione del taglio dei parlamentari. Taglio che peraltro potrebbe creare problemi alla maggioranza giallofucsia in Senato. Il dato politico è che Nicola Zingaretti vorrà capitalizzare l’affermazione del Pd alle regionali a dispetto del collasso dei 5 Stelle. Conte dice niente rimpasto, il che significa che forse i dem vorranno un vicepremier oppure più poteri per il ministro dell’Economia Gualtieri, proprio nella gestione dei soldi Ue. In tutto questo il M5S non potrà che accogliere ogni richiesta dem obtorto collo. Sempre in nome della difesa della poltrona, sia chiaro. Anche perché dopo questa legislatura, bye bye 5 Stelle.
Il premier apre pure alla legge sulla cittadinanza agli immigrati
E infatti Conte ha già spostato il governo più a sinistra, aprendo subito allo stravolgimento dei dl Sicurezza: “Li portiamo al più presto in Cdm. Abbiamo le idee chiare e un testo di modifica è stato concordato già prima dell’estate perché vogliamo assicurare ai cittadini italiani la sicurezza, non per ragionare con slogan tipo ‘porto aperto, porto chiuso’. Vogliamo allargare il raggio della sicurezza dei cittadini e garantire la protezione dei migranti“. Peggio ancora, il premier non esclude che si possa discutere di Ius soli o Ius culturae, su cui i dem immigrazionisti tornano alla carica. La legge sulla cittadinanza agli immigrati potrebbe entrare nell’agenda di governo, annuncia Conte: “Ci rifletteremo, ma senza rincorrere la reazione emotiva suggerita dal singolo caso”.
Adolfo Spezzaferro