Roma, 28 feb – Aumentano significativamente le spaccature e le distanze tra i parlamentari pentastellati. Ieri, quattro senatori del Movimento 5 Stelle sono stati espulsi ed altri cinque hanno ufficializzato le loro dimissioni. I cosiddetti “senatori ribelli”, Francesco Campanella, Lorenzo Battista, Luis Orellana e Francesco Bocchino, sono stati cacciati ieri in seguito ad un referendum virtuale che ha visto 29.883 utenti web su un totale di 43.368 partecipanti. Ad annunciarlo è lo stesso Beppe Grillo che ringrazia “tutti coloro che hanno partecipato” al sondaggio.
Nel frattempo però, altri 5 parlamentari hanno presentato la richiesta di dimissioni presumibilmente in seguito alla cacciata dei dissidenti. Si tratta di Maria Mussini, Monica Casaletto, Maurizio Romani, Alessandra Bencini e Laura Bignami.
Certo è noto che, una volta entrati nell’arena parlamentare, sia piuttosto semplice perdersi nel labirinto istituzionale e rimanere impantanati nel miasma che purtroppo lo caratterizza.
Una buona squadra è sicuramente formata da persone preparate, ma per restare coesa necessita di quello ‘spirito di corpo’ che funge da collante e che evidentemente fatica a crearsi in assenza di tutte quelle esperienze che la centralità della rete elimina.
L’ M5S ha fatto del web la sua spina dorsale: ” Il MoVimento 5 Stelle è una ‘non Associazione’. Rappresenta una piattaforma ed un veicolo di confronto e di consultazione che trae origine e trova il suo epicentro nel blog” recita il primo articolo del “non statuto” del movimento, il cui scopo, secondo l’articolo quattro è di ” realizzare un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico al di fuori di legami associativi e partitici e senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi, riconoscendo alla totalità degli utenti della Rete il ruolo di governo ed indirizzo”.
Eppure, ironia della sorte, sembra essere proprio la scarsa libertà di pensiero e l’intolleranza per chi ‘esce dal seminato’ la causa principale dello sgretolamento del movimento che , durante la scorsa tornata elettorale, definì se stesso come il salvatore dell’Italia democratica da nuovi totalitarismi e dal solito spauracchio fascista.
Infatti, mentre gli ultra-ortodossi grillini festeggiano la cacciata al grido di “Ora via tutti i parassiti”, Alessio Tacconi ed Ivan Catalano hanno abbandonato il gruppo alla Camera. “Ti comunico la decisione di lasciare da oggi il gruppo parlamentare del M5S” ha scritto Tacconi richiedendo anche una smentita alle accuse di irregolarità sulla restituzione dello stipendio, altrimenti si darebbe la prova “che anche il M5S usa la macchina del fango contro chi esprime opinioni sgradite”.
Ora che la conferenza dei capigruppo dovrò riunirsi per discutere di tutte queste richieste di dimissioni in Aula i cittadini potranno finalmente avere la prova della solidità del movimento nel mondo reale e non nella rete.
Cesare Dragandana