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La rabbia popolare per le chiusure è sacrosanta. Ma si pensi alla nazione, e non solo alla bottega

by Simone Di Stefano
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rabbia popolare

Quando il popolo scende in piazza per sfidare un potere incapace e per di più arrogante, è sempre una buona notizia. Soprattutto in questo periodo, dopo che ci hanno bombardato di propaganda per mesi e mesi, senza sosta. Il governo ci vuole tappati in casa: per evitare i contagi, dicono. O forse perché, più del virus, a essere contagiosa è la rabbia popolare, o meglio il malcontento crescente di una popolazione ormai allo stremo delle forze. Il coro dei media ripete a perdifiato che la pandemia ha causato la crisi economica. Ecco, non è affatto così: ad aver causato la crisi non è stato il Covid-19, ma le chiusure reiterate e scriteriate dei nostri governanti. E questo lo hanno capito anche moltissimi italiani, che non ne possono più di essere presi per i fondelli da personaggi ridicoli come Roberto Speranza o da corazzate della disinformazione come La7.

Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di maggio 2021

Così è scoppiata la rabbia popolare

In questi mesi di zone colorate, coprifuoco e confinamenti, il popolo italiano si è ritrovato spaccato in due: da una parte l’esercito dei privilegiati che tifano lockdown, e cioè quelli con lo stipendio assicurato e il culo al caldo; dall’altra le legioni di disgraziati, vale a dire imprenditori, commercianti, liberi professionisti e partite Iva. Queste categorie sono state letteralmente massacrate: a loro è toccato non solo il danno delle chiusure ad oltranza, ma anche la beffa dei fantomatici «ristori», che poi altro non sono che mancette ed elemosine. Se poi arriva Michele Serra che, su Repubblica, ti dice che sì, hai avuto sfiga, ma te ne devi comunque stare zitto perché sei ancora vivo (l’ha scritto sul serio), ecco che allora la rabbia popolare non è solo fisiologica, ma anche del tutto giustificata.

La risposta dev’essere politica, non bottegaia

Il malcontento è infine sfociato nella protesta. […] Ma come detto, le proteste sono sì sacrosante, ma non sono affatto sufficienti. Se anche il governo riaprisse tutto, i problemi rimarrebbero comunque. Infatti, non basta riaprire un ristorante a Conegliano o a Sorrento per far ripartire la nazione, che ha invece bisogno di un cambiamento radicale per rialzarsi. Insomma, qui c’è la necessità che le piazze arrivino…

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