Roma, 10 feb – Si può dire, e lo abbiamo fatto, tutto il male possibile delle primarie del Pd, questo esercizio ipocrita per legittimare leadership già decise e in cui la tanto sbandierata trasparenza lascia spesso il campo a un’opacità ancora maggiore, tra voti multipli, truppe cammellate, cinesi, rom etc. Tutto vero, ma almeno il Pd si muove: rispetto alla stasi che regna nel centrodestra, il partito di Renzi sta comunque anni luce avanti. Dall’altra parte, invece, vige una logorante logica di pesi e contrappesi, incontri, boutade, ammiccamenti, false piste, melina, e chi più ne ha più ne metta. L’ultima novità basterebbe da sola a suonare le campane a morto per il centrodestra italiano. Sembra infatti che un nome su cui si sarebbe trovata convergenza sia quello di… Rita Dalla Chiesa.
Solita trovata di Berlusconi, che la differenza fra Mediaset e l’Italia ha sempre faticato a capirla? Macché, si tratterebbe della candidata proposta dalla leader di Fdi, Giorgia Meloni, per la corsa al Campidoglio. Che la cosa vada in porto è in realtà assai difficile (anche se ormai non ci stupiamo di nulla), ma in una politica sempre più mediatica anche le boutade dovrebbero rimanere entro i limiti della decenza. Rita Dalla Chiesa sarà probabilmente una brava persona, intendiamoci. Di lei ricordiamo i natali illustri e una lunga carriera televisiva nella quale si è distinta per lo più per banalità assortite. Francamente un po’ pochino per amministrare la città più complicata d’Italia, dove il politico Alemanno ha fatto disastri e il chirurgo Marino ha combinato un’ecatombe.
Che per questo ruolo – peraltro, appunto, a fronte di un’esperienza uscente di centrosinistra che spiana la strada alla concorrenza – non si trovi di meglio del solito volto televisivo che piace alle casalinghe è davvero deprimente. Ma si tratta di un effetto, non certo della causa della crisi del centrodestra. Uno schieramento bloccato per assenza di leadership, dato che chi avrebbe dovuto spingere sull’acceleratore e definire le gerarchie interne, forte del suo vento in poppa, sul più bello si è misteriosamente fermato, decidendo di mettersi a tavolino con un Berlusconi senile, debole, confusionario, macchiettistico. Il risultato sono uscite come questa. Ovvero: prove tecniche per perdere di nuovo.
Giorgio Nigra