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Cdm rinviato: il governo non sa come gestire la questione Mes

by Stelio Fergola
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governo Mes

Roma, 23 giu – Nel governo si avverte la tensione per la questione Mes. È fin troppo evidente, dal momento che si tratta di un passaggio cruciale, più volte ritenuto inammissibile dai banchi dell’opposizione, in campagna elettorale e perfino nei primi mesi di incarico da premier di Giorgia Meloni. Proprio per questo l’eventuale cambio di orientamento (o la sottomissione, definiamola un po’ come ciascuno crede) non sarebbe affatto facile da gestire.

Il governo sta per cedere sul Mes ma non sa come gestire la situazione?

La sensazione è questa. Consiglio dei ministri rinviato, come riporta l’Ansa , per “sopraggiunti motivi personali”, dice il presidente del Consiglio. Ma è rinviato su un nodo cruciale, quello del cosiddetto “Meccanismo europeo di stabilità”, a cui la Meloni aveva sempre detto no: da leader dell’opposizione, da candidato premier alle elezioni e pure da presidente del Consiglio in carica. Il Cdm rinviato è frutto di tensioni innegabili in un governo che sa perfettamente quanto cambiare sarà negativo in termini di immagine. E che ne discute, tanto, al suo interno. Lega su tutti: il Carroccio da ciò che emerge è il partito che digerirebbe peggio di altri l’eventuale “salto” (non perché sia meno cattivo o più buono di altri, ma perché è la formazione politica che sul “no al Mes” ha costruito di più la sua immagine negli anni scorsi). Dalle voci riportate di qualche ministro viene fuori che il premier Meloni sarebbe in uno stato di irritazione costante, tanto da perdere la pazienza in alcune occasioni e affermare polemicamente: “Avanti così e torniamo a contarci al voto”. Matteo Salvini, dal canto suo, non prende bene il rinvio del Cdm.

Una questione che evidenzia la nostra mancanza di sovranità

C’è poco da fare, si può pensare tutto il male possibile di questo esecutivo o essere incredibilmente critici, ma negare che le possibilità di agire in modo consapevole e libero (anche sbagliando, per carità) in ambito economico siano pressate e condizionate in modo asfissiante vuol dire veramente avere gli occhi foderati delle metaforiche fette di prosciutto. Chiaro ed evidente che essere al governo significhi comunque avere delle possibilità, ma il modo in cui l’Ue ha fatto pressioni in questi mesi per spingere il governo italiano a trasformare il suo “no” ripetuto in più occasioni in un “sì” non è questione che può essere ignorata. Peraltro, magari fossero mesi. Sono “anni”, se contiamo gli esecutivi precedenti. Non è cosa che può essere ignorata o fatta passare in secondo piano, quando ripetutamente, specialmente nelle aree del cosiddetto “dissenso” si sente parlare di necessità di affrontare a testa alta problemi esterni e pressioni, come se fossero acqua fresca. Non lo sono. Per nessuno. Per chiunque vada a Palazzo Chigi domani mattina. Non abbiamo sovranità e la soluzione non è prendersela solo con una classe politica indubbiamente inadeguata, ma rafforzare i mezzi per poter essere un po’ più autonomi. Almeno un po’ (per poi, ovviamente, migliorare sempre di più). E non si tratterebbe di un lavoro breve. Ci vogliono anni, senza garanzie sul risultato. Anche perché, pretendendole, si sta già mollando e si sta decidendo di piangere e lagnarsi senza fare nulla.

Stelio Fergola

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1 commento

Germano 23 Giugno 2023 - 6:36

Lo spirito estivo, la tredicesima, le vacanze, tutto distrae, ma a settembre il gregge esploderà e si vedrà il vero volto della moneta. Una gigantesca disillusione, era l’ultima speranza, quella di cambiare governo e ora?

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