Roma, 16 feb – Ieri in Regione è stata presentata una proposta di legge volta ad introdurre un sistema pensionistico di tipo contributivo. Come si legge dalla relazione tecnica “analogo a quello dei pubblici dipendenti”. In sostanza, al di là dei tecnicismi della legistica, torna il vitalizio per i consiglieri regionali, nonostante sia stato abolito nel 2011, ma solo per quelli della legislatura successiva, ovvero a partire dal 2014.
Nello specifico, secondo il nuovo sistema, che ricalca quello previsto per i parlamentari dopo l’abolizione del vitalizio, i consiglieri andranno in pensione al compimento di 65 anni di età e a seguito dell’esercizio del mandato per cinque anni. Per ogni anno ulteriore di mandato il limite cala a 60 anni. Insomma, se per noi comuni mortali la pensione arriva a 67 anni con 40 anni di contributi alle spalle, i consiglieri calabresi potranno beneficiare di una ricca pensione due anni prima degli altri, anche dopo solo un mandato, e intascare una congrua liquidazione. Inoltre gli eletti calabresi potrebbero anche maturare il diritto al “trattamento di fine mandato”. A una liquidazione, insomma. L’entità dell’assegno di fine mandato sarà pari a una mensilità dell’indennità di carica e di funzione (circa 8 mila euro), percepite al momento della cessazione dell’incarico “per ogni anno di servizio svolto e sino al massimo di 10 anni”. Non manca anche la reversibilità: in caso di morte del consigliere beneficiario, gli stessi benefici pensionistici spetteranno ai suoi familiari. Il tutto alla modica cifra di 660 mila euro all’anno in più per ogni anno. La proposta di legge, senza troppo clamore, è stata presentata lo scorso 9 febbraio e si intitola “Disciplina del sistema previdenziale di tipo contributivo e del trattamento di fine mandato per i consiglieri regionali”.
La pensione sarebbe appannaggio di 31 consiglieri (incluso il presidente della Regione) e 7 assessori. È prevista, dunque, una trattenuta mensile dell’8,80%, con una quota di contributo a carico del consiglio regionale pari al 24,20%. Facendo due conti: 562 mila euro in più (562.795,20, per l’esattezza) a carico dei contribuenti ogni anno. A cui si dovranno aggiungere anche i 101mila euro per gli assegni di fine mandato (solo per i consiglieri), da sborsare a partire dalla prossima legislatura. Il totale supera i 663 mila euro ogni anno. L’iniziativa è bipartisan, i firmatari vanno dalla destra alla sinistra, senza distinzioni. Ora la proposta dovrà essere passata all’esame delle Commissioni e poi del Consiglio, ma per ora l’iter è stato insolitamente veloce: è già stata assegnata alla commissione Affari istituzionali per l’esame di merito e alla commissione Bilancio per il parere finanziario.
Roberto Derta