Roma, 29 gen – Piove sul bagnato in casa dem. Come se non bastasse la salda posizione del governo italiano – secondo gli ultimi sondaggi Fratelli d’Italia sarebbe al 30% – e la congiuntura internazionale che, politicamente parlando, strizza l’occhio alla “tecnodestra” (qualunque cosa voglia dire), nella roccaforte rossa per antonomasia il Partito Democratico inizia a perdere i pezzi. Proprio fisicamente. La notizia rimbalza da qualche settimana: a Bologna di qui a breve la prima forza del centro-sinistra accompagnerà all’uscio un terzo dei propri circoli.
Amici, amici e poi… non ti pagano l’affitto
Per la precisione sono trentatre le sezioni che nella provincia felsinea chiuderanno i battenti entro la prossima primavera. Ora, immaginiamo che qualche groupie del fantasy “M – il figlio del secolo” stia già pensando alle sgradite ripercussioni di violente scorribande squadriste. Ma questa volta (pur non mettendoci la mano sul fuoco) nessuno tirerà in ballo lo spauracchio del fascismo, fantasma buono per – quasi – tutte le stagioni. Ma non per questa.
Il perché è presto detto. A sfrattare i militanti della Schlein e di Bonaccini sono gli “amici” di Fondazione Duemila. Ovvero la cassaforte degli immobili che furono dei Democratici di Sinistra. Nato nel luglio 2006 e attivo in Emilia-Romagna, il sodalizio dei vecchi rossi – tra le altre cose – riscuote l’affitto proprio dalle sedi in cui opera il Partito Democratico. O almeno, dovrebbe: il debito tra compagni ammonta infatti a qualcosa come quattro milioni di euro.
Il freddo calcolo del Partito Democratico
Ovviamente la (canuta) base militante non ha gradito lo scherzetto. Sul tradimento interno alla sinistra, consumato tra rabbia e inviti a resistere – evidentemente una massima sempreverde da quelle parti – è intervenuto anche Michele Fina, tesoriere del Partito Democratico. “I circoli non chiuderanno, ma chiuderanno le sedi che non servono o che non funzionano” ha detto in un interessante arrampicata sugli specchi.
Il divertente risultato di un preciso calcolo politico ci lascia un interrogativo più generale: per il Partito Democratico i militanti sono una risorsa o – al contrario – un ramo secco da tagliare? Quel che è certo è lo stato di salute dello stesso Pd, alle prese con qualcosa di più di un semplice malanno di stagione.
Chi di sgombero vorrebbe ferire…
Da Bologna a Roma infatti il ritornello è sempre lo stesso. In un contesto nazionale dove dal 2016 al 2022 sono stati chiusi più di mille circoli dem, nella Città Eterna le sedi affittate dalla Fondazione Futuro Storico – oggi in liquidazione – hanno accumulato debiti per quasi un milione e mezzo di euro. Idem con patate a Firenze e Napoli.
E se il modello da seguire dev’essere quello del piccolo comune appenninico di Monterenzio, dove tra una tombola e un burraco i dem sono trainati da sette pensionati (non ridete: sarebbe accanimento), allora la destra – che tutto sommato si sta giocando discretamente le sue carte – può dormire sonni tranquilli. Profondo rosso, chi di sgombero vorrebbe ferire, di sfratto potrebbe perire.
Cesare Ordelaffi