Roma, 19 set – Cosa c’entra il nuovo ddl Sicurezza, approvato ieri dalla Camera dei Deputati, e lo sgombero di CasaPound? Nulla. Ma non per Alleanza Verdi e Sinistra, che con un ordine del giorno a prima firma Angelo Bonelli ha cercato di forzare la mano del Governo per porre fine all’occupazione di via Napoleone III.
L’odg di Alleanza Verdi e Sinistra per lo sgombero di CasaPound
Un ordine del giorno che, come si legge nel testo, “impegna il Governo nell’ambito delle proprie competenze, a verificare che sia data attuazione alle nuove norme, qualora in vigore, anche per lo sgombero dell’immobile abusivamente occupato da CasaPound anche al fine di recuperare tutti i canoni di locazione”. Le nuove norme sono quelle del ddl Sicurezza che prevedono un aumento della pena da 2 a 7 anni per le occupazioni abusive. Quello stesso ddl Sicurezza giudicato dai trinarciuti compagni di Avs come “il peggiore tra quelli scritti da questa destra” e “un testo impregnato di furore ideologico che amplia a dismisura l’uso della repressione”. Ma evidentemente il rancore verso un’occupazione non conforme come CasaPound supera anche quello verso il Governo. Allo stesso modo, i temi al centro della questione, ovvero il diritto alla casa e l’emergenza abitativa, sono temi che il partito di Bonelli e Fratoianni ha spesso rivendicato e sbandierato. Tutto questo svanisce come una nebbia alcolica di fronte all’ossessione per il fascismo. Non solo il diritto alla casa non vale per il proprio nemico politico, ma ci si può pure trasformare in gendarmi per toglierglielo. In ogni caso, l’ordine del giorno non ha avuto l’effetto sperato ed è stato affossato dalla Camera.
L’ipocrisia dell’antifascismo
Ad aggiungere colore alla faccenda, c’è un altro ordine del giorno, anch’esso bocciato, che avrebbe voluto vietare il saluto romano sempre e comunque, “anche qualora espresso al di fuori di pubbliche riunioni”. Il tutto come risposta alla Cassazione che ha ribadito come il saluto romano possa essere considerato reato solamente nel caso di “concreto pericolo di riorganizzazione del saluto romano”. Ma ad essere sintomatiche sono le argomentazioni. Se da un parte ci si lamenta della svolta securitaria e repressiva del ddl, dall’altra lo si usa come pretesto per chiedere ancora più repressione contro quelle che vengono definite “marcette nere, iniziative nostalgiche e manifestazioni neofasciste”, citando come esempio addirittura un Ocktoberfest a Varese. Insomma, un vero e proprio caso di doppia personalità in nome dell’antifascismo.
Michele Iozzino