Roma, 9 dic – Il rifiuto di Conte di candidarsi nel collegio-feudo Pd alle suppletive – perché avrebbe perso contro Calenda – ancora scotta che per Letta arriva un’altra mazzata: Renzi candida la Bonetti, proprio lei che fece cadere il Conte bis. E’ un attacco frontale quello del leader di Italia Viva a Pd e M5S.
Renzi candida la Bonetti nel collegio-feudo Pd rifiutato da Conte
Come riporta Il Messaggero, Renzi scende in campo non in accordo con il Pd, ma contro, candidando nel seggio lasciato vacante da Gualtieri, eletto sindaco di Roma, Elena Bonetti, che nel Conte bis ricopriva lo stesso incarico attuale: ministro delle Pari opportunità. Ebbene, come tutti ricorderanno, la Bonetti dimettendosi – assieme alla Bellanova e a Scalfarotto – dal governo Conte bis decretò la fine del sogno giallofucsia. Sogno ancora tanto rimpianto da Pd e M5S, pappa e ciccia nella maggioranza e alle elezioni. La mossa di Renzi è chiara: vuole spingere il Pd a tenere fuori dagli accordi il M5S (che poi è la medesima volontà di Calenda, il quale ha segato le gambe a Conte annunciando che lo avrebbe sfidato nel collegio blindato dei dem).
Letta ora non sa che pesci prendere
Dal canto suo, Letta è già alle prese con la gatta da pelare della candidatura Pd in quel collegio. Dopo la “genialata” di proporlo al leader del M5S ora deve mettere d’accordo i dem. Potrebbe candidare l’ex segretaria Cisl Annamaria Furlan o Cecilia D’Elia, zingarettiana di ferro. Il tutto anche nella logica del compensare i troppi maschi di spicco nel Pd, vero pallino di Letta. Ma ora che sindacati e governo non vanno proprio d’accordissimo, la candidatura di una ex Cisl potrebbe risultare divisiva. Soprattutto nell’elettorato di centrosinistra. Quello stesso elettorato che potrebbe invece votare un’altra donna, la Bonetti, appunto. A maggior ragione che, in chiave centrista, la sua candidatura potrebbe andare bene anche a Calenda (la cui lista è stata la più votata alle comunali). “La Bonetti – dice il leader di Azione – è una persona molto valida, ma il tema è sempre lo stesso: vediamoci, sediamoci e discutiamone”. Ma le grandi manovre centriste ormai sono in atto.
Dal canto suo, Letta per adesso mette le mani avanti. “La scelta di Conte non cambia nulla nella prospettiva, mi sembrava che quel collegio meritasse una candidatura autorevole anche se fuori dalla logica del rapporto con il territorio. Ora il Pd romano farà le sue valutazioni e proporrà il nome migliore“. Ne vedremo delle belle (si fa per dire).
Adolfo Spezzaferro