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Ass. Recodari: “Le restrizioni che vogliono imporci ledono la memoria di Emanuele Zilli”

by La Redazione
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Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato dell’Associazione Culturale Recordari che ogni anno commemora l’attivista Emanuele Zilli, ucciso dall’odio politico degli anni ’70. [IPN]

Pavia, 4 nov – A seguito della comunicazione inviata e firmata dalla Questura di Pavia che vieta di fatto la realizzazione dell’annuale corteo di commemorazione, nel giorno della morte, del militante missino Emanuele Zilli e apprese le dichiarazioni a mezzo social del sindaco pavese del Partito Democratico, Michele Lissia, l’associazione Recordari, ente organizzatore della giornata di ricordo del 5 novembre, alza la voce. “Le restrizioni che vogliono imporci ledono la memoria di Zilli”.

Le prescrizioni e le pressioni politiche

“Abbiamo appreso in questi giorni delle prescrizioni in vista, come ogni 5 novembre, del momento di commemorazione dedicato a Emanuele Zilli. Su pressioni politiche la Questura vorrebbe farci raggiungere via Scapolla, luogo esatto dove morì Zilli, alla spicciolata senza striscioni, fiaccole e tricolori. Il Sindaco di Pavia dice che ‘la libertà di manifestare è un diritto’, ma poi di fatto è il primo a muoversi per cercare di impedire un solenne momento di ricordo come quello che ogni anno rompe il silenzio che da 51 primavere avvolge la morte di Emanuele Zilli. Lissia afferma ‘mi auguro che il presidio statico per commemorare Zilli si svolga in modo ordinato’. Forse ha la memoria corta oppure è in cattiva fede.

In oltre 20 anni di cortei e momenti di commemorazione mai gli uomini e le donne dietro lo striscione ‘Emanuele Zilli presente’ hanno creato caos e disordini in città. Consigliamo al Sindaco di guardarsi in casa. E rammentare il presidio non autorizzato del 2016, alla presenza di figure di spicco del suo partito, nonché il Partito Democratico, che hanno legittimato l’azione della rete antifascista locale. Quello che stiamo vedendo e che va in scena è la volontà politica di tacitare le centinaia e centinaia di voci che ogni anno si alzano da Pavia per ricordare Zilli”.

Emanuele Zilli: padre, marito, lavoratore e sindacalista

“Emanuele Zilli è stato padre, marito, lavoratore, sindacalista della Cisnal, infaticabile militante missino e ha incontrato la morte a soli 25 anni. La sua vicenda è avvolta da nubi e oscurità. Durante uno scontro, avvenuto il 10 dicembre 1972, tra attivisti del Movimento Sociale Italiano e antifascisti avvenuto in Piazza Grande, l’attuale Piazza della Vittoria, Emanuele venne ripetutamente percosso e ricoverato per le gravi lesioni subite al Policlinico. Successivamente arrestato e trasportato a San Vittore perché venne aperta un’inchiesta per una sparatoria a seguito del ferimento a un gomito di Carlo Leva, un giovane facente parte del partito comunista marxista-leninista, da parte di Marco Noè che sparò all’avversario politico con una pistola ad aria compressa. Dopo quella situazione Zilli venne messo nel mirino dagli antifascisti in riva al Ticino.

Numerose le aggressioni che subì alla Bertani, suo luogo di lavoro. Senza dimenticare le scritte ingiuriose sui muri pavesi che il giovane abruzzese, trasferitosi a Pavia per dare un futuro alla sua famiglia, doveva osservare giornalmente. Il 2 novembre 1973 alle ore 18:30 uscito da lavoro salì in sella al suo motorino. Venne ritrovato riverso al suolo nelle vicinanze della fabbrica. Dopo tre giorni di agonia spirò. Nessuno ha mai voluto scoprire la verità di quel decesso. Bastava partire dalle anomalie del caso come la doppia frattura cranica incompatibile con un’ipotetica caduta. Oppure l’occhio pesto e il graffio sotto al mento probabilmente riconducibile al cinturino di un giubbotto o a un orologio. Pavia, che all’epoca era una delle roccaforti di Lotta Continua, nascose la testa sotto la sabbia. E vuole ancora oggi, a 51 anni di distanza da quella tragica fine, cancellare il nome di Emanuele Zilli”.

I propri ideali davanti a tutto

“‘D’altro canto, in Strada nuova sfilerà un corteo in difesa dei valori costituzionali dell’antifascismo, della libertà, della giustizia (…) con un no a ogni forma di discriminazione e di arroganza politica. Corteo e valori cui aderisco con convinzione’. Ecco ancora le parole del primo cittadino Lissia. La realtà plasmata dal Sindaco pavese è curiosa, ma senza fatica gli mostriamo a cosa sta aderendo ‘con convinzione’.

Forse dimentica lo striscione ‘Pavia è antifascista’ affisso da parte del comune a guida Depaoli in Piazza della Vittoria il 5 novembre 2018 in chiaro sfregio della memoria di Emanuele Zilli. Forse dimentica la sopracitata manifestazione non autorizzata del 2016 che ha evitato di trasformarsi in una serata arroventata grazie alla nostra consapevole decisione di deviare il corteo per evitare di venire a contatto con gli antifascisti locali. Forse dimentica gli insulti che ogni anno la vedova di Zilli ha dovuto subire e che l’hanno portata, ormai da lunghi anni, a non partecipare alla manifestazione in ricordo del marito.

La differenza sostanziatale è che noi scendiamo in piazza ogni anno per celebrare un uomo che ha messo i propri ideali davanti a tutto. Mentre dall’altra parte diventa l’occasione per sfogare il proprio odio politico in piazza. A noi interessa rispettare la memoria di Emanuele Zilli e con essa la città di Pavia. La militarizzazione che ogni anno subisce via dei Mille non è imputabile alla nostra manifestazione, ma a scelte della Questura e della Prefettura. Noi in questi 20 anni non abbiamo mai dato addito a critiche, lamentele, sproloqui e vaneggiamenti. Noi in questi 20 anni abbiamo scelto di ricordare Emanuele Zilli e lo faremo anche questo 5 novembre 2024. Perché gli insegnamenti di Emanuele e la sua parabola non possono e non devono cadere nell’oblio”.

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