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Amsterdam e Bologna, ovvero la manipolazione del linguaggio

by Marco Battistini
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Roma, 12 nov – Manipolazione, secondo la Treccani rielaborazione tendenziosa della verità. Come? Mediante presentazione alterata – o parzialmente trasformata – di dati e notizie al fine di manovrare la percezione della popolazione su uno specifico fatto. Nell’ultima settimana hanno fatto discutere in tal senso gli avvenimenti di Amsterdam e Bologna. Due casi totalmente differenti sui quali sono stati riversati fiumi d’inchiostro. Tonnellate di parole che in entrambe le situazioni hanno restituito al grande pubblico – nella loro diversità – una distorta visione della realtà. Ma andiamo con ordine.

I fatti di Amsterdam

Partiamo quindi da quanto successo nella capitale olandese. Dove giovedì scorso si è giocato l’incontro valido tra i padroni di casa dell’Ajax e il Maccabi Haifa, compagine israeliana. Ma il calcio, una volta tanto, è stato solo un pretesto. I fatti sono noti, con i tifosi della squadra ospite che sono stati aggrediti ripetutamente da immigrati islamici di seconda generazione. E in maniera decisamente efferata. “Caccia all’ebreo”, il titolo inflazionato sulle pagine dei quotidiani italiani. Qualcuno – con il chiaro intento di tornare mentalmente indietro di un secolo – ha pure usato il rafforzativo “nel cuore dell’Europa”. 

Ora, in casi così complessi le semplificazioni sono sempre deleterie. Crediamo però che fornire qualche particolare della violenta serata serva a comprendere meglio la situazione. Potremmo quindi partire dalle provocazioni dei Maccabi Fanatics nelle ore precedenti alla gara. 

Le provocazioni e un rapporto (a dir poco) conflittuale

Devastazioni varie, bandiere della Palestina strappate e bruciate, l’assalto a un conducente musulmano di un taxi. E – ancora peggio – il ripetersi di uno spregevole coro sulle scuole e sui bambini di Gaza. Se tutto ciò non bastasse è stato pure fischiato il minuto di silenzio per le vittime dell’alluvione di Valencia (il motivo è presto detto: qualche mese fa la Spagna ha riconosciuto formalmente la Palestina).

In pochi hanno fatto notare che le violenze non hanno toccato nessun ebreo olandese. Nessun sostenitore dell’Ajax – soprannominati de Joden. Solamente i tifosi provenienti da Israele: la differenza ci sembra sostanziale. Manipolazione, appunto. Nel caso specifico il problema, piuttosto che a questioni di antisemitismo proprie del Vecchio Contiente – come certi media e politici hanno voluto far intendere – andrebbe ricercato nel rapporto a dir poco conflittuale che intercorre tra lo Stato di Israele e le comunità islamiche. Con queste ultime sempre più numerose in tutta Europa. A proposito: qui si dovrebbe aprire un’ulteriore parentesi sui fenomeni migratori. Ma questo (forse) è un’altro discorso. O per lo meno, in tanti poi andrebbero in cortocircuito.

Manipolazione: a cosa è servito l’antifascismo bolognese?

Eccoci quindi a Bologna. Ovvero ai disordini causati dall’antifascismo felsineo. Che in Emilia come altrove non possono di certo impedire a CasaPound di essere in piazza. L’azione dei centri sociali ha però offerto un paio di ottimi assist a chi vorrebbe strumentalizzare la realtà

Innanzitutto perché – già nei titoli – si è potuto così accostare il nome della tartaruga frecciata, nonostante la completa estraneità, ai tafferugli di piazza. Un giochetto che conosciamo bene, e che alla lunga crea un (falso) binomio nella testa del consumatore mediatico meno attento, del più superficiale. Nessuno ha quindi approfondito il contenuto reale della protesta svoltasi sotto al simbolo del tricolore. Tra giornali, radio e televisione in tanti in questi giorni hanno parlato di Bologna. Ma con gli addetti ai lavori distratti dalle cariche della polizia, sicurezza e lotta al degrado – ovvero i temi portanti della protesta – sono completamente spariti dal dibattito. Il vero problema – le prepotenze di allogeni e sbandati – nascosto (momentaneamente) sotto al tappeto.

Per Ezra Pound combattere la manipolazione del linguaggio significava intraprendere la lotta della luce contro il subconscio. La verità – come la ricerca della libertà – rimane un (nostro) dovere.

Marco Battistini

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