Bruxelles, 26 giu – Notte di lunghe trattative al Consiglio Europeo convocato nella serata di ieri. Oggetto del contendere il problema dell’immigrazione e della gestione dei richiedenti asilo. Un’emergenza che ad oggi è sulle spalle delle sole Italia e Grecia, principali paesi d’approdo. E che in capo a loro resterà.
“Un primo passo perché la politica dell’immigrazione sia europea”, ha spiegato Renzi, che vanta il successo lessicale sull’aver escluso che i profughi possano essere redistribuiti su base “volontaria”. In realtà, l’accordo non sancisce d’altra parte neanche alcuna obbligatorietà, per cui è ancora tutto da vedere come verrà applicato nei fatti. Partendo da un presupposto: i paesi europei hanno accettato di accogliere 40mila richiedenti asilo nei prossimi due anni.
Non si parla più di profughi, quindi di sbarcati che abbiano effettivamente ottenuto lo status di rifugiato, ma di tutti i richiedenti asilo. E’ già un bel passo avanti -va riconosciuto- ma assolutamente non sufficiente per sgravare il nostro paese (ed Atene) da un problema ormai ben oltre il limite della sostenibilità. Insufficiente anzitutto perché i 40mila sono divisi fra gli sbarcati in Italia e Grecia. Giusto per fare un raffronto, nel solo 2014 sono stati circa 170mila gli immigrati sbarcati in Italia e dei quali, stando ai dati ufficiali del ministero dell’Interno aggiornati allo scorso dicembre, oltre 65mila risiedono attualmente nelle strutture di accoglienza. In secondo luogo, l’accordo fissa un termine di due anni. Vale a dire che questi 40mila, oltre ad essere frazionati fra noi e la penisola ellenica, devono essere ulteriormente divisi nell’arco di un biennio. Risultato? Nella migliore delle ipotesi, ogni anno i paesi europei ci sgraveranno di 10mila richiedenti asilo. Un sesto di quelli la cui richiesta è attualmente a carico nostro e che sono ospitati a nostre spese.
“Se di fronte a un piccolo numero come 40mila persone non vi fosse stata solidarietà, sarebbe stata presa in giro nei confronti dell’Europa: non puo’ essere la patria dell’egoismo, ma della condivisione dei valori: aver raggiunto oggi questo accordo è stato importante”, ha tuonato Renzi. Peccato che l’accordo tanto sudato sia nulla più di un contentino perché l’Europa possa ancora dire, nonostante ciò che accade alle frontiere come a Ventimiglia, in qualche modo, di esserci. Ma se la dimostrazione è questa, siamo proprio al respiro agonico dell’integrazione comunitaria.
Filippo Burla