I lavori della Commissione parlamentare sul gioco d’azzardo
Governo nuovo, politica sul gioco d’azzardo nuova, verrebbe da dire!
Per ora è presto per lanciarsi nell’analisi delle scelte politiche che il nuovo governo potrà attuare nei confronti del gioco d’azzardo, terrestre e online.
Negli ultimi mesi del governo Draghi, stava concludendo i lavori una Commissione parlamentare d’inchiesta sul gioco d’azzardo, i cui risultati sono passati ora in eredità al governo Meloni: senatori e deputati si sono imposti di porre sullo stesso livello di priorità gli obiettivi di legalità e di tutela della salute.
In parole povere, si tratta di ridurre o eliminare l’impatto del gioco illegale (che porta profitti nelle casse della criminalità organizzata) e di proteggere i giocatori, soprattutto quelli considerati più deboli e a rischio, dalla ludopatia. Il timore di alcuni parlamentari è che il percorso verso l’autonomia regionale conduca ad una non uniformità della gestione della questione gioco d’azzardo, con conseguenze potenzialmente disastrose su controllo del territorio e prevenzione della dipendenza da gioco. Già allo stato attuale delle cose, infatti, Stato, regioni ed enti locali non vanno sempre nella stessa direzione, situazione che inevitabilmente finisce per favorire il gioco d’azzardo illegale.
Aumentare o diminuire il numero delle sale: come tutelare il gioco e il giocatore?
Da un lato, c’è chi propende per una riduzione del numero di punti gioco, contando sul fatto che la minor disponibilità riduca il desiderio di giocare e quindi limiti anche i rischi legati a questo tipo di distrazione; dall’altro, c’è chi pensa che la stessa strategia avrebbe invece l’effetto di incrementare le possibilità per il giocatore ludopatico. Ad esempio, si dice, adottare il parametro del distanziometro e del confinamento delle sale slot lontano dai centri abitati non ridurrebbe la portata del problema, anzi: il giocatore si troverebbe a frequentare centri di gioco dislocati, dove non c’è nessuna forma di controllo sociale e dove anzi sarebbe ghettizzato rispetto ai “non giocatori”.
Altro aspetto della questione è quello della tutela degli operatori presenti nel nostro Paese: limitando, assieme ai centri di gioco diffusi sul territorio, anche l’offerta a disposizione dei giocatori italiani, questi ultimi sarebbero più portati a cercare altrove, andando così a favorire un mercato illegale; non è un segreto, infatti, che quando si vieta qualche forma di consumo, il mercato nero si organizzi per trarne ulteriore vantaggio. In questo modo, oltre a fare un piacere alla criminalità organizzata, si perderebbe il controllo sui soggetti a rischio ludopatia, smarrendo completamente l’opportunità di recuperarli a condizioni di salute e di non dipendenza.
La collaborazione tra tutte le forze in campo come contrasto all’illegalità e alla dipendenza
Come contrastare efficacemente gioco illegale e ludopatia? È necessario intervenire su più fronti contemporaneamente.
Prima di tutto è necessario che non solo le diverse forze di Polizia, ma anche l’Agenzia delle Accise, delle Dogane e dei Monopoli collaborino tra loro. La tecnologia in questo senso può fornire un valido aiuto, dato che consente sia il monitoraggio capillare del territorio, sia lo scambio e la condivisione di database. Anzi, a fornire i dati in proprio possesso devono essere anche i concessionari dei giochi stessi: a questi ultimi, infatti, dalla repressione del gioco illegale, deriverebbero un maggior numero di clienti e un aumento dei profitti.
Dall’altro lato, la politica deve ovviamente assurgere a un ruolo di primo piano nella lotta al gioco illegale. Va sottolineato a tal proposito che, svolgendo una ricerca nei programmi elettorali dei vari partiti per le Politiche del 2022 con parole chiave gioco d’azzardo, azzardopatia, slot, usura, il solo M5S aveva dedicato ampio spazio a questo tema.
Se poi, si inseriscono in questa joint venture anche i centri di assistenza (Sert e simili), si capisce chiaramente come da collaborazione sul territorio e condivisione delle informazioni sia più facile combattere il fenomeno della dipendenza dal gioco.
Perché anche i siti non AAMS sono coinvolti nella lotta alla dipendenza
Come in tutti i settori, la collaborazione può offrire più risultati rispetto ad un’azione individuale; e questo, nel discorso relativo al gioco d’azzardo è ancor più valido se ci spostiamo nel segmento del gambling online. Il web porta con sé maggiori difficoltà e, quindi, maggiori rischi, rispetto al “fisico”. Per non fare che qualche esempio, se l’accesso ad una sala slot per un minorenne è impossibile o molto complesso (è in ogni caso illegale), dimostrare di avere un’età diversa da quella che si ha, sul web, è estremamente più facile.
Non è tutto: la disponibilità di numerosi siti illegali su internet sembra rendere allettante l’offerta per il giocatore incauto, colui che non pensi che sta commettendo un illecito, che rischia un furto dei propri dati personali e dei propri soldi.
Per questo, quando ci si rivolge a siti di gioco senza licenza italiana, è importante usare solo su casino online siti di scommesse non AAMS come questi, in quanto adottano accorgimenti per proteggere dal rischio di dipendenza dal gioco, impedendo l’accesso, ad esempio, ai minori di 18 anni (con una verifica attenta del documento di identità fornito all’apertura dell’account). Gli stessi software dei siti non AAMS infine, sono impostati per porre un limite di ricarica e di puntata al singolo giocatore.
Ancora una volta, dunque, la collaborazione e la condivisione di informazioni e dati tra forze di Polizia, agenzie territoriali e online, servizi per il contrasto alla dipendenza da gioco e Agenzia delle Dogane, può essere di aiuto ai giocatori.
1 commento
La questione non è per niente semplice perché anch’essa risulta connessa al livello qualitativo della comunità tutta. Più questo livello è scarso più genera automi, alienati e disperati, alla ricerca della sola felicità basico-materiale. L’ unico palliativo è comunicare, comunicare, comunicare ai ludopatici veri e… non !!
E’ una conseguenza impossibile da affrontarsi da sola. Salvo volerci pure speculare sopra.