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Il fenomeno del Deep Fake e tutte le sue conseguenze a livello etico e legale

by La Redazione
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boy watching video using laptop

Ormai da tantissimi anni il mondo della tecnologia, applicata soprattutto a un aspetto di proiezione reale del virtuale, ha generato tantissime novità più o meno utili. Se negli anni precedenti le principali innovazioni erano rappresentate in prevalenza dalla nascita dei siti di informazione, dall’emergere dei servizi di streaming o dalla possibilità dell’intrattenimento online, che si è allargata con piattaforme come Netflix o PrimeVideo, fino a quelle di nicchia come per i portali come Jackpot City Casino e altri simili, senza dimentare le grandi librerie di giochi per il computer, come Steam.

Ovviamente il web ha portato anche molto altro, usi e abitudini sono cambiati e molte persone trascorrono parte del proprio tempo online. Proprio in tal senso, una delle innovazioni più recenti sta facendo molto discutere: parliamo del Deep Fake, una tecnica virtuale molto particolare che ha creato non poco imbarazzo e che potrebbe essere usata, purtroppo, non solo per divertimento.

Che cos’è il Deep Fake

Un Deep Fake è un video, un’immagine o un audio oggetto di falsificazione tramite intelligenza artificiale e machine learning. Prevalentemente, purtroppo, il Deep Fake serve per far apparire eventi o dichiarazioni false spacciandole per reali. Non a caso, come dicevamo, il tema ha avanzato un forte dubbio a livello di etica e sicurezza, dato il potenziale di abuso e disinformazione molto alto che può verificarsi a causa di questo strumento.

Ma come si plasma un Deep Fake? La sua creazione si basa su tecniche piuttosto avanzate di intelligenza artificiale su architettura GAN (Generative Adversarial Networks). Si procede innanzitutto con una raccolta dati e poi si “addestra” una rete neurale per riconoscere i tratti distintivi del volto o della voce. A quel punto poi si crea il contenuto, il quale viene ulteriormente modificato per correggere eventuali imperfezioni nei movimenti della bocca o delle espressioni, armonizzando anche la voce.

La questione etica

Il Deep Fake è potenzialmente uno strumento di forte disinformazione, perché può essere utilizzato per creare video falsi di politici, celebrità o altre figure pubbliche a cui far dire o fare cose che non hanno mai detto o fatto. In tal modo si può influenzare l’opinione pubblica, andando a compromettere anche la fiducia nelle fonti di informazione ufficiali.

Tra le altre cose, i Deep Fake possono rappresentare anche una minaccia alla sicurezza dei Paesi. Questo perché possono essere utilizzati per creare falsi incidenti diplomatici o dichiarazioni di guerra, destabilizzando dunque i governi e creando del panico. Non è un caso che le forze dell’ordine e le agenzie di intelligence stiano cercando (e trovando) modalità per rilevare e contrastare questi contenuti. Che però restano pericolosi poiché fanno parte di una tecnologia particolarmente in evoluzione.

In tal senso, la regolamentazione dei Deep Fake a livello legale è ovviamente un campo tanto emergente quanto complesso. Le leggi sulla diffamazione, sulla privacy e sui diritti d’autore possono offrire alcune protezioni ma, almeno al momento, spesso e volentieri non sono sufficientemente aggiornate per affrontare la velocità con cui questa tecnologia si sviluppa. Emerge quindi sempre di più la necessità di approntare una legislazione che sia altamente specifica per proteggere efficacemente sia gli individui privati e che le istituzioni.

A livello legislativo, i Deep Fake rappresentando infatti una sfida molto significativa, così come a livello di sicurezza e di percezione etica e morale. La cosa importante è che questi strumenti vengano utilizzati per scopi positivi o anche semplicemente ludici (sono stati utilizzati, per esempio, anche a livello televisivo per produrre sketch satirici). Ma una legislazione ad hoc sembra apparire davvero come fondamentale e dovrebbe rappresentare un problema serio e primario per ogni governo attualmente in carica, in Europa e non soltanto.

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