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Come agisce la cannabis light (CBD) sul dolore cronico?

by La Redazione
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Il dolore cronico rappresenta oggi per molte persone una sfida significativa da affrontare giorno dopo giorno. Per trattarlo e combatterlo il primo passo è spesso quello di iniziare una terapia farmacologica a base di paracetamolo, antinfiammatori, oppiacei e integratori. Tuttavia, da qualche anno a questa parte, anche in Italia si è fatta spazio, allargandosi poi a macchia d’olio, una soluzione alternativa da utilizzare quando i tradizionali trattamenti sembrano non essere efficaci: la cannabis light (CBD).

La cannabis light, o cannabis terapeutica, è data dal perfetto dosaggio delle molecole THC (delta-9-tetraidrocannabinolo) e CBD (cannabidiolo). In generale, questa tipologia di cannabis contiene per lo più livelli più bassi di THC e, al contrario, quantità maggiori di CBD. Ma come agisce esattamente il CBD sul dolore?

Il CBD e il suo potenziale sul dolore cronico


Il CBD, uno dei principali componenti non psicoattivi della cannabis light, si sta ponendo sempre più sotti i riflettori della comunità scientifica per il suo potenziale nel trattamento del dolore cronico. I principi attivi della cannabis light pare abbiamo la capacità di esercitare la loro azione antidolorifica interagendo con il sistema endocannabinoide. Quest’ultimo è coinvolto nella regolazione di diverse funzioni tra cui la percezione del dolore. Si ritiene che il CBD possa influenzare i recettori del dolore e ridurre l’infiammazione, offrendo una sensazione di sollievo dal dolore cronico.

La cannabis light per scopi terapeutici è principalmente utilizzata sotto forma di olio di CBD, assunto per via orale. Alcune osservazioni sui pazienti sembrerebbero dimostrare che la soluzione in olio sia l’ideale per poter beneficiare delle proprietà terapeutiche del cannabidiolo in maniera costante e graduale, e soprattutto del tutto priva di qualsiasi effetto psicoattivo. Tuttavia, è importante sottolineare che gli effetti possono variare da persona a persona e che è consigliabile quindi consultare un medico prima di iniziare qualsiasi trattamento con l’olio di CBD per il dolore cronico.

Meccanismi d’azione del CBD nel dolore cronico


Il modo esatto in cui il CBD agisce sul dolore cronico non è ancora completamente compreso e ha generato pareri discordi. Tuttavia, ci sono alcune teorie sulle sue modalità d’azione. Si ritiene che il CBD possa interagire con i recettori del sistema endocannabinoide quali:

  • i recettori CB1, localizzati nel midollo spinale e nel cervello;
  • i recettori CB2, posizionati nel sistema periferico.

Nonostante la ricerca sul CBD e dolore cronico sia ancora in corso, a oggi la cannabis light può essere prescritta dal medico per qualsiasi tipo di dolore non responsivo alle normali terapie e per affrontare le conseguenze di alcune patologie.

Il CBD sembra essere utile per esempio per:

  • contrastare nausea e vomito dovuti a chemioterapie, radioterapie e terapie farmacologiche contro AIDS o HIV
  • stimolare l’appetito nei pazienti con anoressia nervosa
  • contrastare i movimenti involontari in tutti coloro che soffrono della sindrome di Tourette
  • ridurre la sensazione di dolore nei pazienti con l’artrite reumatoide, la fibromialgia e la neuropatia
  • contrastare disturbi meno gravi come l’emicrania, i dolori mestruali, i dolori muscolari, gli attacchi di panico, le infiammazioni, l’insonnia e i disturbi dell’umore.

Considerazioni sulla sicurezza e gli effetti collaterali


Il CBD è generalmente considerato sicuro per l’uso umano e i possibili effetti collaterali sono di entità lieve. Tuttavia, è sempre bene consultare un medico prima di utilizzare prodotti a base di CBD, specialmente se si stanno già assumendo altri farmaci per il dolore cronico. Vista la sua generale sicurezza e la sua efficacia, il suo impiego nell’ambito della terapia del dolore è stato approvato dalla legge. A questo proposito, in Italia sono disponibili due tipologie di cannabis light:

  • Cannabis FM2 (dal 2016) contenente THC 5% – 8% e CBD 7,5% – 12%;
  • Cannabis FM1 (dal 2018) contenente THC 13% – 20% e CBD < 1%.

La proporzione tra le due molecole varia di prodotto in prodotto ed è consigliata in base alla tipologia di dolore cronico che si sta affrontando. Nonostante sembri aprire una porta nuova e promettente sul trattamento del dolore cronico e nonostante gli studi sembrerebbero dimostrare che il CBD, incluso l’olio di CBD, potrebbe offrire benefici significativi per alcune persone affette da questa condizione debilitante, la ricerca è ancora in fase di sviluppo e sono necessari ulteriori studi per poter comprendere appieno i meccanismi d’azione di questa sostanza.

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