Roma, 1 giu – Neanche il tempo di concludere la stagione – per così dire – ordinaria che è già tempo di pensare all’undicesima spedizione continentale della nostra amata Italia. Martedì al Dall’Ara di Bologna gli azzurri faranno le prove generali per Euro 2024: oggi vi spieghiamo perché in Germania non partiamo come favoriti. Ma qualche soddisfazione, insomma, potremmo sempre togliercela. Andiamo nel dettaglio.
Le stelle di Francia e Inghilterra
Ultimi risultati (la bellissima finale iridata del dicembre 2022, un girone di qualificazione polverizzato) e profondità della rosa – oltre ai “nostri” Maignan, Pavard, Theo Hernandez, Rabiot e Thuram può bastare citare un certo Mbappé. Quanto basta per considerare la Francia vice-campione del mondo come squadra da battere in terra teutonica. Alla guida dei galletti dall’ormai lontano 2012, l’ex capitano Didier Deschamps deve oltretutto farsi perdonare la precoce eliminazione di Euro 2021 patita contro la modesta Svizzera agli ottavi di finale.
A proposito dell’ultima, itinerante versione del torneo. Da una medaglia d’argento all’altra, ovvero quella, per noi dolcissima, dell’Inghilterra. Gli albionici impressionano in particolare dalla cintola in su. E, anche solo per motivi puramente anagrafici, gente come Bellingham, Saka e Foden può ancora migliorare. C’è poi l’ormai maledetta vena realizzativa di Harry Kane, trentuno primavere e centinaia di reti in carriera. Ma – aspettando la legge dei grandi numeri – ancora uno zero assoluto alla casella trofei vinti. Nonostante l’ottimo impianto e una netta crescita rispetto all’edizione di tre anni fa, la sensazione è che i Tre Leoni siano ancora un gradino sotto la selezione transalpina.
Euro 2024, i favoriti “minori”. E gli azzurri?
A due settimane esatte dal via di Euro 2024 sul podio dei favoriti inseriamo in coabitazione Spagna e Germania. Ovvero la qualità degli iberici (su tutti Rodri) e l’esperienza – Neuer, Kroos, Mueller – dei padroni di casa. E l’Italia? Gli azzurri come da tradizione, ma con il titolo di campioni in carica da difendere, partono a fari spenti. Sembra passato un secolo dalla finale di Wembley. Il Mancio, come ben sappiamo, ha mollato tutto in una notte di fine estate. E tra i pilastri di quel gruppo Chiellini ha appeso gli scarpini al chiodo. Bonucci lo farà a breve e anche Jorginho non ha più lo smalto dei tempi migliori.
Ma – pensando alla difesa e al centrocampo – guai a disperarsi. In porta il “solito” Donnarumma e l’emergente Vicario danno infatti in ogni caso ampie garanzie. Dietro la linea a quattro è collaudata e il pacchetto arretrato, tra vecchie conoscenze e giovani in rampa di lancio (Buongiorno, Scalvini, Calafiori, Bellanova, Cambiaso), trova un completo assortimento. Anzi, sfruttando il blocco Inter Spalletti – nonostante l’assenza forzata di Acerbi – può tranquillamente ragionare anche sulla già provata linea a tre. Guadagnando così un uomo qualche metro più avanti.
Italia, attenzione al fattore Scamacca
In mezzo le soluzioni sono tante. Il suddetto Frello ha comunque tecnica da vendere, Barella è da tempo un giocatore completo. E poi le giocate garantite da Pellegrini, il peso specifico che ha Frattesi in fase di inserimento. Senza dimenticare la capacità di lavorare sporco propria di Cristante. I problemi, si sa, semmai sono davanti. Chiesa e Raspadori arrivano al via al termine di un’annata tutt’altro che esaltante, Retegui non convince fino in fondo. Attenzione però al fattore Scamacca. La netta crescita del romano è sotto gli occhi di tutti. Gasperini in una decina di mesi ci ha restituito un giocatore sulla via della prima punta moderna, che dialoga al meglio con il resto della squadra. Oltre alla grande fisicità (e al saper giocare con entrambi i piedi) nelle ultime settimane ha trovato con continuità la via delle rete.
La storia poi ha sempre il suo carico. Danimarca, Grecia, Portogallo, la stessa Italia nell’ultima edizione: in questo contesto spesso vincono le sorprese. Quindi, pazienza se a Euro 2024 la griglia di partenza non ci vede come favoriti. Il salto di qualità dell’avanti atalantino poi potrebbe davvero cambiare più di una carta in tavola…
Marco Battistini