Roma, 8 giu – Ci sono partite che diventano iconiche solo per la posta in palio che mettono in gioco. Ogni finale mondiale, ad esempio. Può capitare – sporadicamente – anche a gare di qualificazione, finanche incontri di campionato. Quasi impossibile, quando si parla di amichevoli. Anzi no, perché un caso esiste davvero. È vero, forse più unico che raro. Italia-Brasile 3-3, pirotecnico pareggio con un fermo immagine (quello tra Paolo Maldini, Fabio Cannavaro e Ronaldo) passato alla storia.
Il Torneo di Francia
Organizzato in un’unica edizione nel giugno del 1997 il Torneo di Francia fu a tutti gli effetti un veloce antipasto, una sorta di prova, della kermesse mondiale che la federazione transalpina avrebbe curato l’anno successivo. Competizione ad invito, con protagoniste – oltre ai padroni di casa – tre delle selezioni più forti dell’epoca. Ovvero l’Inghilterra (dei giovani Scholes, Beckham e dei più navigati Ince, Gascoigne, Shearer), il Brasile campione iridato e l’Italia, medaglia d’argento a U.S.A. 94 ma fresca di ricambio generazionale. Nesta, Cannavaro, Del Piero, Inzaghi, Vieri: tra gli azzurri si stava facendo largo una schiera di ventenni davvero interessanti. Sulla nostra panchina Cesare Maldini aveva da pochi mesi preso il posto di un Arrigo Sacchi arrivato a fine corsa.
Stelle italiane e fenomeni brasiliani
Stade de Gerland di Lione, 8 giugno 1997. Nella seconda giornata si gioca Italia-Brasile, pirotecnico pareggio ricordato ancora oggi per quel bel fermo immagine che ben cristallizza il valore delle due compagini sul finire del millennio. Partiamo forte e in neanche mezz’ora siamo già sul 2-0. Al 6’ Vieri, nelle insolite vesti di uomo assist, lavora un pallone sul lato corto dell’area di rigore. Del Piero prende il tempo alla generosa marcatura di Cafu e – di testa, non proprio la specialità della casa – insacca. A metà frazione Albertini dai trenta metri batte velocemente una punizione. Il destro dell’allora “cervello” milanista centra fortunosamente la testa di Aldair. Taffarel – incolpevole – è spiazzato.
Minuto 35. Sugli sviluppi di calcio d’angolo l’esterno mancino di Roberto Carlos conclude a rete, Lombardo tocca quel tanto che basta per mettere fuori causa Pagliuca. Andiamo al riposo avanti 2-1. Ma intorno all’ora di gioco passiamo ancora. Un bel contropiede (all’italiana) sull’asse Di Matteo-Inzaghi porta Del Piero dagli undici metri: Pinturicchio realizza il rigore perfetto. Negli ultimi venti si svegliano però i frombolieri del Brasile. Un giro palla verdeoro trova Ronaldo al limite, il Fenomeno si gira in un fazzoletto – tra Cannavaro e Costacurta – e di precisione accorcia. Gol e spettacolo, fino alla fine. Il pareggio definitivo nasce da un’altra giocata dello stesso ex interista, il quale tra un ingorgo di maglie azzurre riesce a servire Romario. Baixinho, destreggiandosi in uno slalom quasi sciistico, salta Pagliuca e insacca.
Italia-Brasile, un fermo immagine identitario
Grandissimi difensori e immensi attaccanti. La piacevole amichevole Italia-Brasile di ventisette anni fa rimane – almeno per chi ha “qualche” primavera sulle spalle – iconica per il fermo immagine tra tre dei migliori interpreti di tutta la storia della sfera di cuoio. Ronaldo, lanciato con la palla incollata al piede in una delle sue imprendibili accelerazioni. Ai suoi lati, Maldini e Cannavaro. Entrambi in scivolata, gesti tecnici stilisticamente perfetti. Muscoli e concentrazione, potenza e tempismo. La sempre propositiva tecnica brasiliana contro il pratico sapersi difendere all’italiana, due modi di intendere la disciplina ammirati, invidiati e copiati in tutto il globo. Più che semplice foto: un manifesto del calcio identitario.
Marco Battistini