Roma, 30 apr – La formazione sovranista denominata Vox, che i nostri media definiscono ghignando di ultradestra, si è rivelata la grande novità delle elezioni spagnole, portando a casa un ottimo 10,3%. Andrà così a comporre la galassia della destra europea euroscettica e sovranista, intendendo con ciò la ferma volontà di riaffermare l’anima profonda di ogni nazione dell’Unione che, ad oggi, è tenuta insieme con lo scotch dello spread e del dirigismo. Ovviamente discettano di islam e di multiculturalismo, ossia della opportunità di favorire il trasferimento di intere comunità islamiche, arabe o africane poco importa, le quali non hanno sino ad oggi dato prova della capacità di integrarsi nel tessuto sociale e culturale europeo, giungendo alla drammatica conclusione che vede gli autoctoni piegarsi ai voleri degli allogeni.
Denatalità e femminismo
Per l’appunto, l’Europa deve riscoprire la propria anima prima di potersi aprire agli altri, e solo un passato comune e una comune base valoriale possono garantire tale risultato. Eppoi la questione delle questioni di cui il leader di Vox, Santiago Abascal, ha discusso molto e che ha fatto molto discutere, ossia la piaga della denatalità e il femminismo odierno che nega la capacità procreatrice delle donne perché preferisce cavalcare la facile indignazione del vittimismo e della rivolta sessantottina. Probabilmente sarebbe più semplice calarsi all’inferno e risalire indenni rispetto a trattare questa tematica senza essere tacciati delle peggiori nefandezze. Beh è tutto uno starnazzare di maschilismo imperante nella destra e in quei movimenti tradizionalisti che vogliono relegare la donna a ruolo di regina del focolare e incubatrice mentre il marito lavora e poi va al bar.
Il tema di come affrontare il problema della denatalità va evidentemente a braccetto col femminismo odierno che nega la possibilità di parlare in libertà anche per dirne quattro al mondo femminile in subbuglio. Insomma, voi e solo voi potete dare alla luce dei figli, dunque con questa realtà inoppugnabile dobbiamo fare i conti. I caporioni di questi riscoperti movimenti gruppettari, come la signora Asia Argento che non si fece problemi ad insultare Giorgia Meloni, hanno esteso il concetto di violenza di genere esattamente come la galassia antifà ha esteso quello di fascismo. Sono delle Umberto Eco (pardon per il paragone con un uomo) del femminismo per le quali qualsiasi tentativo di discostarsi dalla loro narrazione vittimistica e a tratti frignona rappresenta una gabbia cui noi uomini vogliamo segretamente confinarle.
Il maschilismo eterno
Il maschilismo eterno, ecco un concetto che potremmo spalmare sulla fetta di femministe secondo le quali la dignità femminile deve ripartire dal cambiamento dei nomi e delle cose: Paolo Kessisoglu ha meravigliosamente imitato Laura Boldrini, la quale definiva le quote rosa sessiste perché rosa è un sostantivo maschile accostato alle donne. E con la stessa testa fra le nuvole e “Bella ciao” fra le labbra, personaggi simili affermano che una donna con un bambino in braccio è come finita in prigione ma colei che si converte all’islam dandosi in sposa a un musulmano rispecchia la migliore società aperta e multiculturale.
Poco importa se poi i numeri sulle infibulazioni in luoghi definiti incubatrici del multiculturalismo sono impietosi, raccontando la storia di migliaia di donne sottoposte a pratiche tribali e oscene col sol fine di sottometterle alla volontà di certi uomini portatori di certa cultura. Santiago Abescal non ci sta e lo dice a pieni polmoni. Il problema del femminismo boldriniano e argentiniano è soltanto Harvey Weinstein, o forse l’assenza del diritto per le donne ad abortire senza limiti di tempo, anche al nono mese di gravidanza. Ignorando, consapevolmente, la violenza di genere incarnata da quel mondo lontano che loro stessi si prodigano per importare qui in Europa.
Lorenzo Zuppini
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