New York, 15 nov – È polemica su Victoria’s Secret, il marchio di biancheria intima tra i più famosi al mondo, reso celebre dalle sue mutande e dalle modelle che sfilano sulle passerelle indossandole. L’accusa è di quelle trite e ritrite: vuole solo modelle belle. In più vuole solo donne.
Tutto è nato dopo il cosiddetto show degli angeli, la sfilata annuale dei modelli di slip, tanga, perizomi e mutande varie del brand, che rappresenta l’evento più atteso dell’anno tra gli addetti ai lavori. In passerella non si sono viste modelle LGBT né tantomeno taglie forti o glutei cellulitici. Questo non è sfuggito all’occhio attento dei soliti polemisti, e la perfetta bufera mediatica si è scatenata. Terreno di scontro sono stati i social, dove da più parti si è invocato al boicottaggio delle striminzite mutande americane tutte pizzi e merletti che poco lasciano all’immaginazione. Capofila di coloro che vogliono il boicottaggio di Victoria’s Secret le modelle trans Gigi Gorgeous e Carmen Carrera.
Il buonismo imperante non ha digerito le affermazioni che il responsabile marketing dell’azienda ha rilasciato alla bibbia delle fashion victim, Vogue. Ed Razek ha candidamente ammesso che trans e donne ciccciotte non rappresentano la ‘fantasia’ che Victoria’s Secret cerca di vendere. Apriti cielo.
A nulla sono valse le scuse ai trans, ma non alle cosiddette donne curvy che in passato sono state tra le prima a calcare le passerelle con addosso la sexy lingerie di Victoria’s Secret, e tantomeno è servita la spiegazione della logica aziendale. Razek ha infatti spiegato: “Noi teniamo conto di un mondo in cui il mercato cambia costantemente. Abbiamo preso in considerazione l’idea di far sfilare una modella transgender o una modella plus-size, ci abbiamo pensato. Noi abbiamo inventato le sfilate di modelle plus-size con il nostro brand ‘gemello’ Lane Bryant. Lane Bryant ancora produce lingerie plus-size ma ha un target specifico, come chiunque altro. Noi ci riferiamo a un mercato ben preciso non a tutto il mondo”.
Niente da fare. I social hanno decretato che Victoria’s Secret, per non aver fatto sfilare dei trans, è un’azienda razzista. Un’accusa, quella di non essere un marchio inclusivo, che al tempo del gender ha fatto dimettere la sua amministratrice delegata. Dopo soli due anni alla guida del marchio, Jan Singer ha deciso di lasciare. L’indiscrezione arriva dal Wall Street Journal, spiegando che l’ufficialità delle dimissioni arriverà il prossimo lunedì, quando verranno presentati i profitti trimestrali dell’azienda americana. Non essendoci notizie ufficiali non è dato sapere se la Ceo si voglia dimettere per la polemica scoppiata attorno alla scelta delle modelle, o per altri motivi. L’azienda ha chiuso il terzo trimestre dell’anno con vendite nette in crescita del 6% a quota 2,8 miliardi di dollari, anche se nell’ultimo anno gli affari non stanno andando benissimo, dato che alla borsa di Wall Street il titolo, dall’inizio del 2018, ha perso circa 38 punti percentuali. Di certo la polemica legata alle modelle, e le critiche piovute addosso a Victoria’s Secret, non ha giovato alla Singer.
Anna Pedri
Victoria's Secret accusata di razzismo. Non fa sfilare trans e donne in carne
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3 comments
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In spiaggia le vere donne stanno in costume………..le vere donne portano il bikini o l’intero con stile e leggiadria……..sodomiti, trans, ermafroditi, saffiche,amebe ed altro vadano a sfilare al gay pseudo pride o in cialtronate simili…………avete rotto veramente i satelliti.
[…] Di certo la polemica legata alle modelle, e le critiche piovute addosso a Victoria′s Secret, non ha giovato alla Singer. Fonte: Il primato nazionale […]