Caracas, 17 Nov – Con una serie di misure messe in atto nei giorni scorsi, il governo di Nicolas Maduro passa all’attacco in quella che è stata più volte definita come una vera e propria “guerra economica”.
Circa una settimana fa l’amministrazione ha condotto 1’400 perquisizioni in altrettanti negozi, uffici societari e impianti produttivi. Due fabbriche sono state subito commissariate e circa cento persone fra imprenditori, dirigenti d’azienda e commercianti, sono state arrestate con l’accusa di frodare il fisco e favorire l’inflazione, più che raddoppiata in pochi mesi (21,4% a febbraio, 49,4% a ottobre).
È invece di venerdì la notizia che l’Assemblea Nazionale ha promosso, con 99 voti su 165, l’iter legislativo per garantire poteri speciali all’esecutivo. La cosiddetta ley habilitante, già utilizzata in diverse occasioni dal suo predecessore, permetterà a Maduro di governare attraverso decreti per i prossimi 12 mesi, proprio per contrastare la crisi economica. “Ho già pronta la lista di costi, prezzi e garanzie e fisserò limiti ragionevoli e obiettivi per i profitti delle aziende e i prezzi dei prodotti in Venezuela: li abbasseremo tutti almeno del 50%” ha detto, in un intervento tv, il presidente della repubblica bolivariana, sottolineando che “dei 1’400 stabilimenti commerciali che abbiamo controllato, non abbiamo trovato un solo posto nel quale non si stesse rubando al popolo”.
A fare più notizia fra i provvedimenti posti in essere è stato quello che ha colpito Daka, una delle più grandi catene di negozi di elettrodomestici del paese, accusata di aver aumentato i prezzi in modo anomalo. Lo scorso 8 novembre diversi punti vendita sono stati occupati dall’esercito per permettere alla popolazione di acquistare articoli a prezzi regolati. Una misura simile era stata attuata a settembre, quando la Guardia nazionale aveva occupato una fabbrica di carta igenica, la Manpa, con l’obiettivo sovrintendere il processo di produzione, commercializzazione e distribuzione.
I meccanismi di interventismo economico dello stato sono entrati nella prassi venezuelana già dal 1998, quando la vittoria elettorale del colonnelo Chavez pose fine alla lunga sequela di governi liberisti asserviti agli interessi statunitensi. L’inasprimento di questo orientamento è sicuramente diretto a rinforzare il fronte socialista a ridosso delle elezioni amministrative del prossimo dicembre, ma è volto anche ad affrontare con maggiore durezza gli endemici problemi del paese: delinquenza, corruzione, crisi monetaria e comportamenti speculativi del settore produttivo privato, responsabile a oggi di almeno il 60% del Pil venezuelano.
A confortare tuttavia sulla corretta direzione dell’economia bolivariana giungono due risultati importanti: il primo è il riconoscimento della Fao per i risultati raggiunti nel contrasto della fame (dal 13,8% prima della Rivoluzione all’odierno 2,4%). Il secondo invece è da rintracciare nel monito del Fmi che, dall’alto del ruolo svolto nella crisi argentina e greca, ha di recente stigmatizzato gli attuali orientamenti di politica economica del governo. Adelante!
Armando Haller