Roma, 16 mar – La strada delle presidenziali americane è sempre più tracciata e la sfida che gli americani dovranno decidere alle urne sarà molto probabilmente tra Hillary Clinton e Dondald Trump. Nel “Super Tuesday”, il tycoon vince in Florida, Illinois e North Carolina mentre viene fermato in Ohio dal moderato John Kasich. Sul fronte democratico, l’ex first lady vince in Florida, Ohio e North Carolina e parla di “un altro passo verso la nomination”.
Dalla competizione si ritira invece il candidato repubblicano preferito dall’establishment, Marco Rubio, che non vince nemmeno nella sua Florida e rinuncia. Rubio era il candidato perfetto, che non a caso il partito ha spinto moltissimo in funzione anti-Trump, ma tutto è rimasto sulla carta. L’ascesa del magnate sembra irresistibile, ma bisogna fare i conti con i complicati meccanismi delle primarie americane: la vittoria in Ohio è la prima per Kasich, ma gli ha portato un numero enorme di delegati. Se davvero il carattere vulcanico di Trump spaventerà troppo, è a lui che ci si rivolgerà per tentare in extremis una candidatura “presentabile”. Molto più che a Ted Cruz, che è più pacato di Trump ma paradossalmente più estremista e fondamentalista in molte sue posizioni politiche. Kasich potrebbe emergere come l’alternativa a Trump se vincerà in altri stati pesanti come la Pennsylvania.
Fra i democratici, la Clinton senta già la nomination in tasca, l’astro di Bernie Sanders si sta affievolendo. Hillary ha battuto Sanders (il candidato più “di sinistra) in quattro dei cinque stati in palio, Florida, Ohio, Illinois e North Carolina. Solo il Missouri resta in bilico. La vittoria ottenuta l’8 marzo scorso da Sanders in Michigan è stata solo un’eccezione. Ora la Clinton ha incrementato il suo vantaggio in termini di delegati da conquistare, per essere incoronata dalla Convention di Philadelphia in luglio, e ha anche provato anche di essere vincente in tutte le regioni del paese, dal sud al midwest.
Roberto Derta