Pechino, 26 mag – La missione in Asia del presidente statunitense, Barack Obama, che prevede le visite in Vietnam e in Giappone, per il vertice del G7 e la storica visita ad Hiroshima, nelle intenzioni avrebbe dovuto dirimere alcuni nodi irrisolti e stemperare le tensioni latenti nell’area del Pacifico. Invece, le tensioni tra Washington e Pechino stanno aumentando proprio a causa della controversa visita in Vietnam. Dopo trentadue anni, l’embargo sulla vendita di armi al Vietnam è stato cancellato dall’amministrazione Obama, che vuole stringere sempre di più le relazioni diplomatiche con Hanoi in chiave di contenimento anti-cinese. L’apertura verso l’ex nemico vietnamita era iniziata nel 2010, con l’allora segretario di stato Hillary Clinton che ribadì durante il 17° Forum regionale dell’Asean che “la libertà di navigazione, il libero accesso ai beni comuni marittimi asiatici e il rispetto per il diritto internazionale nel Mar Cinese Meridionale sono nell’interesse nazionale degli Stati Uniti”.
Gli obiettivi statunitensi derivanti dalla nuova alleanza con il Vietnam, prevedono l’utilizzo esclusivo della strategica base militare di Cam Ranh Bay, la completa dipendenza di Hanoi dalla forniture militari statunitensi, con una conseguente riduzione dell’influenza di Cina e Russia nel comparto militare, e il miglioramento delle difese militari vietnamite in caso di conflitto con la Cina, a causa delle contese acque del Mar Cinese Meridionale e Orientale. Ieri il presidente Obama, durante il suo discorso al National Center di Hanoi, ha attaccato indirettamente la Cina “le grandi nazioni non devono comportarsi da bulli con le piccole”, la risposta di Pechino non si è fatta attendere, infatti, ha subito invitato i due nuovi alleati a “non accendere nuove micce in Asia”.
Nella giornata di oggi , secondo il quotidiano britannico The Guardian, l’esercito cinese è pronto ad inviare per la prima volta dei sottomarini con armi nucleari nel Pacifico, a seguito del posizionamento in Corea del Sud del nuovo sistema missilistico statunitense Thaad. Anche se il dispiegamento dei missili balistici statunitensi è avvenuto a seguito del quarto test nucleare nordcoreano, Pechino lo considera come una minaccia al proprio sistema di deterrenza nucleare dispiegato nel sud del paese, e che i rapporti tra Cina e Corea del Sud potrebbero essere “distrutti in un istante” se l’installazione degli US-Thaad dovesse andare avanti. Il Ministero degli Esteri cinese ha fatto sapere che “non ci devono essere conseguenze negative, negli interessi strategici della Cina”. Nonostante, fino ad ora, la Cina abbia perseguito apparentemente una cauta politica di deterrenza, il dispiegamento e il possibile allargamento dell’US-Thaad e l’avvicinamento del Vietnam a Washington, vengono percepiti da Pechino come una minaccia ai propri interessi. L’attuale stallo strategico nel Mar Cinese Meridionale e Orientale pare scricchiolare sotto i colpi della politica di contenimento anticinese dell’amministrazione Obama.
Guido Bruno