Roma, 22 gen – Non accenna a terminare la “telenovelas” che trova il presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, al centro dei riflettori della critica politica e mediatica. Gli investigatori del Dipartimento di giustizia degli USA hanno trovato altri sei documenti riservati durante una perquisizione di 13 ore nella casa del presidente nel Delaware. Solo pochi giorni fa, alcuni documenti top secret in possesso di Biden, erano stati sequestrati nella sua proprietà di Wilmington. I documenti scottanti, ora in mano agli investigatori, risalgono al suo periodo da senatore e altri al suo mandato come vicepresidente sotto la presidenza di Barack Obama. L’avvocato di Biden, Bob Bauer, ha affermato che sono stati sequestrate anche “note scritte personalmente a mano” e “materiale circostante”.
Biden vs Trump a suon di file top secret
Bauer spiega che Biden e sua moglie non erano presenti al momento della perquisizione, ma il presidente ha offerto l’accesso “a casa sua per consentire agli investigatori del Dipartimento di condurre una ricerca in tutti i locali. In particolare, la ricerca si sarebbe concentrata su potenziali documenti della vicepresidenza e potenziale materiale classificato“. In America sembra ormai che le elezioni si combattano a suon di documentazioni top secret. Come si ricorderà, infatti, anche l’ex presidente Donald Trump sta affrontando un’indagine penale per presunta cattiva gestione di file riservati. Trump è accusato della presunta cattiva gestione di centinaia di documenti riservati e del suo presunto mancato rispetto di un mandato di comparizione. Trump ha resistito alla consegna dei documenti fino a quando l’FBI ha fatto irruzione nella sua casa in Florida lo scorso agosto. L’ex lottatore di wrestling divenuto presidente, all’epoca dei fatti aveva affermato di avere il potere, come presidente, di declassificare tali documenti per renderli pubblici. Un’affermazione contestata da esperti legali e che sicuramente costò al leader repubblicano la poltrona più alta della Casa Bianca.
I documenti riservati di Biden
All’inizio di gennaio, gli avvocati di Biden avevano affermato che un primo lotto di documenti riservati era stato trovato il 2 novembre presso il Penn Biden Center, un think tank fondato dal presidente a Washington DC. Un secondo lotto di documenti è stato trovato il 20 dicembre scorso nel garage della sua casa di Wilmington, mentre un altro documento è stato trovato in un magazzino della casa il 12 gennaio. Al momento non è chiaro perché Biden tenesse ancora questi documenti sensibili che, ai sensi del Presidential Records Act, una volta terminato un mandato, i documenti della Casa Bianca dovrebbero essere riconsegnati agli archivi nazionali, dove possono essere custoditi in modo sicuro.
Verso le nuove elezioni 2024
La scoperta di ulteriori documenti diventa ora un grattacapo politico per il presidente, soprattutto in vista della candidatura per un secondo mandato nel 2024. Corso ai ripari, il team di Biden insiste ora mediaticamente sul fatto che il presidente ha collaborato pienamente con l’inchiesta del DoJ. Biden ha minimizzato la vicenda come una svista, che vista la senilità del soggetto certo ci si aspetterebbe, dicendo di non avere “rimpianti” per non aver rivelato pubblicamente la scoperta di alcuni file riservati prima delle elezioni di metà mandato di novembre.
Andrea Bonazza