Home » Uomini calvi in festa, “Chiamare qualcuno ‘pelato’ è molestia”: la sentenza di una corte inglese

Uomini calvi in festa, “Chiamare qualcuno ‘pelato’ è molestia”: la sentenza di una corte inglese

by Cristina Gauri
1 commento
pelato

Roma, 13 mag — Attenzione a chiamare qualcuno «pelato», potrebbe costarvi un’acusa per molestie. Il politicamente corretto oscilla in continuazione tra drammaticità e sprezzo del ridicolo: dall’Inghilterra, precisamente da un tribunale del lavoro dello Yorkshire, ci arriva una vicenda che definire surreale sarebbe persino troppo riduttivo. Tony Finn, un elettricista, ha fatto causa a una piccola azienda a conduzione familiare per la quale aveva lavorato per ben 24 anni.

Ora anche “pelato” è una molestia

Le motivazioni che l’elettricista ha addotto per sostenere le sue ragioni nell’aula di tribunale rappresentano benissimo il paradosso dei tempi che viviamo: da un lato si stigmatizza il licenziamento ingiusto, come è pieno diritto di qualunque lavoratore che si veda allontanato dal proprio posto di lavoro, ma dall’altro Finn ha sollevato anche la questione di «molestie sessuali». Queste molestie consistono nell’essere stato ripetutamente chiamato «grasso e pelato ca**o», da un collega. Secondo i giudici del lavoro, stando a quanto riporta Bloomberg, quella definizione potrebbe sottendere un riferimento correlato al sesso e pertanto costituire a tutti gli effetti una discriminazione.

I calvi esultano

La vicenda ha preso avvio nel 2019, originata da un alterco avvenuto tra l’uomo e un suo superiore. Una lite talmente accesa da essere quasi sfociata in una rissa. Ed è proprio qui, lo riporta il Daily Mail, che sarebbe stata pronunciata la sequenza ingiuriosa. La giuria, composta da tre uomini, è stata chiamata quindi a decidere se l’espressione e il diretto riferimento alla calvizie utilizzata in modo dispregiativo fossero da ritenersi insulti, o al contrario fossero una più grave molestia. «È difficile concludere diversamente. Quelle parole, “grasso e pelato”, sono state pronunciate con lo scopo di violare la dignità del ricorrente e creare per lui un ambiente intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo», si può leggere nella sentenza. L’elettricista ha anche vinto la causa concernente il licenziamento.

Cristina Gauri

You may also like

1 commento

fabio crociato 13 Maggio 2022 - 7:12

Sono felicemente calvo da una vita (ho voluto togliere la brutta, pochezza pelosa rimastami sul cranio), non ho ancora tumori nel cranio !! Pensino a questo le corti e servitù affine… al posto di cazzate continue.

Reply

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati