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Tsipras e Varoufakis sono antisemiti?

by La Redazione
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yanis varoufakis

Il ministro greco delle finanze Yanis Varoufakis

Berlino, 9 feb – Yanis Varoufakis, ministro greco delle finanze, è certamente il volto più noto dell’esecutivo Tsipras dopo il suo stesso presidente. A seguito del serrato e teso colloquio con il suo omologo tedesco Wolfgang Schäuble, mirato a rinegoziare la posizione economica della Grecia, in Germania si è notevolmente alzato il livello di guardia. Per questo motivo ha fatto assai scalpore un intervento di Thomas Weber, docente di storia e politica internazionale all’Università di Aberdeen, ospitato dalle colonne di Die Welt, in cui l’accademico ha accusato Varoufakis e tutto il governo Tsipras di antisemitismo.

Anche il famoso settimanale Der Spiegel ha ripreso la notizia, avanzando tuttavia numerose riserve. L’accusa, infatti, deriverebbe soprattutto da vecchie dichiarazioni di Varoufakis risalenti al 2005, poco dopo il suo lungo soggiorno in Australia (1989-2000), allorché l’attuale ministro lavorò presso l’Università di Sydney. In quel periodo Varoufakis partecipava alle trasmissioni di una stazione radiofonica (SBS) in lingua greca parlando soprattutto di economia, la sua materia di insegnamento. Una volta, tuttavia, Varoufakis commentò diffusamente e assai duramente la politica israeliana a Gaza e in Cisgiordania, in particolare il famigerato “muro della vergogna”.

muro_vergogna

Il cosiddetto “muro della vergogna”

Così si espresse a suo tempo Varoufakis: “Questo è sadismo. […] Prima costruiscono un muro per isolare i palestinesi e dividerli dalla terra che vogliono rubare. Poi rendono loro la vita insopportabile, impedendo loro di lavorare la propria terra. E, infine, dichiarano la terra abbandonata in quanto non coltivata, e in questo modo essa non appartiene più a nessuno. Così ora possono prendersela”. Tutto il mondo resterebbe dunque inerte a guardare “e poi si stupisce se qualcuno di questi palestinesi si fa saltare in aria”. Per queste dichiarazioni l’emittente SBS ricevette le lamentele del think-tank australiano “Issues of Concern for Justice and Society”, le quali costrinsero la radio a defenestrare Varoufakis.

Tuttavia, fa notare lo Spiegel, le lamentele erano più che altro legate al fatto che Varoufakis avesse affrontato un tema che esulava dall’economia (la sua materia di competenza) e che abbracciava invece la politica estera. In questo caso, dunque, sarebbe stato necessario un contraddittorio, che effettivamente non ci fu, contravvenendo alle ferree regole sulla par condicio della SBS. Si sarebbe cioè trattato di forma e non di contenuti. Peraltro lo stesso Varoufakis ebbe gioco facile nell’evidenziare che le sue posizioni sul “muro della vergogna” collimano con quelle espresse dal quotidiano israelita Haaretz. Un po’ troppo, insomma, per parlare di antisemitismo.

Ma, in tutto questo, come l’hanno presa i diretti interessati, cioè gli israeliani? Ebbene, il giornale online Times of Israel ha rapidamente derubricato le dichiarazioni di Varoufakis a “tipica critica di sinistra”, quindi sostanzialmente innocua, senza contare il fatto che esse risalgono al 2005 e, pertanto, ne sarebbe passata parecchia di acqua sotto i ponti. Anche Victor Eliezer, membro del Comitato centrale delle comunità ebraiche in Grecia, ha rassicurato tutti: se è vero che in passato diversi esponenti di Syriza si sono mostrati ostili verso Israele, “oggi sono invece molto più moderati”. Insomma, gira che ti rigira, Tsipras e Syriza sembrano non far paura proprio a nessuno.

Valerio Benedetti

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