Washington, 14 nov – Per qualche commentatore nostrano fa parte dell’operazione simpatia che Donald Trump sta conducendo dal minuto successivo alla sua elezione a presidente degli Stati Uniti. In tempi di grillismo imperante e lotta dura alla “kasta”, il fatto che il tycoon rinuncerà al suo stipendio da presidente fa comunque notizia. “Non ne ho mai parlato, ma la risposta è no, penso di dover prendere per legge un dollaro, prenderò un dollaro all’anno“, ha detto Trump alla Cbs, nella sua prima intervista da presidente eletto.
Il magnate ha sostenuto anche di non sapere nemmeno a quanto ammontasse lo stipendio da presidente, chiedendo informazioni in merito alla giornalista: “Sta rinunciando a 400 mila dollari“, è stata la risposta di Lesley Stahl della Cbs. . “Non li prenderò”, ha replicato con sicurezza Trump. E’ chiaro che con un patrimonio stimato in qualche miliardo di dollari è più facile rinunciare ad uno stipendio sostanzioso, ma è altrettanto vero che non era scontato, dato che non si tratta di una prassi consolidata per tutti i presidenti/premier con una disponibilità economica di una certa consistenza.
Operazione simpatia o meno, è indubbio che la strategia comunicativa adottata da Donald Trump dopo il voto sia molto differente rispetto ai tempi della campagna elettorale. Nel corso dell’intervista ha confermato le parole al miele per Hillary Clinton definita “grande competitrice, molto forte, molto intelligente”, non più dunque una “bugiarda da mandare in galera”. Anche la conversazione con Obama alla Casa Bianca per Donald è stata “incredibilmente interessante”. In materia di immigrazione Trump ha sì smorzato i toni ma mantenuto la stessa fermezza nella linea politica, confermando la volontà di voler “espellere o incarcerare 3 milioni di clandestini” e di voler “costruire il muro con il Messico”, anche se in alcuni punti “sarà soltanto una recinzione”.
Davide Romano