Birmingham, 2 ott – Entro marzo 2017 la Gran Bretagna attiverà le procedure, previste dall’articolo 50 del Trattato di Lisbona, per avviare l’uscita del paese dall’Unione Europa. E’ questo l’annuncio fatto dal premier britannico Theresa May, succeduta a David Cameron subito dopo il referendum che ha decretato la vittoria del fronte del Sì, in occasione dell’assemblea nazionale del partito conservatore.
“Introdurremo nel prossimo discorso della regina una legge che tolga l’European Community Act da corpus normativo della Gran Bretagna”, ha poi detto la May, spiegando che entrerà in vigore quando la Brexit sarà completata. Le procedure dureranno almeno due anni, durante i quali il rischio di instabilità politica – e di nuove elezioni – è comunque escluso, stante l’assoluto vantaggio dei Tories rispetto al fronte laburista che attraversa ad oggi una fase molto vicina al suicidio politico, ormai distaccato dai conservatori nell’ordine della doppia cifra e con lo Ukip ad inseguire a stretto giro di posta. A chi le contestava l’attendismo, la May ha risposto lapidaria: “Brexit significa Brexit”, per cui non si tratta di “se” ma di “quando” porla in essere. E adesso la data è arrivata, tranquillizzando chi, anche all’interno del partito, chiedeva lumi sull’iter. Fra di essi Boris Johnson, l’ex sindaco di Londra e attuale ministro degli Esteri, protagonista della campagna referendaria, che pochi giorni fa ha auspicato che proprio l’anno venturo divenisse quello decisivo, in modo da – concordando con la May sulle tempistiche – anticipare le elezioni federali tedesche previste per settembre 2017.
A conclusione del processo sarà, in ultimo, abrogata la legge del 1972 che ha permesso alla Gran Bretagna di entrare a far parte della Comunità prima e dell’Unione Europea dopo. Il tutto, però, partendo dalle trattative che vedranno Londra e Bruxelles sedersi attorno ad un tavolo fra pochi mesi: “Questo – ha affermato il premier in un’intervista al Sunday Times – è il primo passo per il Regno Unito per diventare ancora una volta un Paese sovrano e indipendente. Le istituzioni elette torneranno ad avere potere e autorità”.
Nicola Mattei