Roma, 12 lug – Ordine e armonia. Due termini che racchiudono il senso profondo del Giappone. Rappresentazione di etica ed estetica, mai scindibili là dove sorge il sole. Ancestrale attitudine, forgiata nei secoli, sigillata nell’attuale era Reiwa. Per comprendere cosa producano questi concetti, soltanto in apparenza semplici da incarnare, basterebbe osservare la compostezza di chi ha preso parte alla veglia funebre al tempio di Zojoji di Tokyo. Nella notte, migliaia di persone si sono radunate lì, in silenzio, per l‘ultimo saluto a Shinzo Abe.
L’omaggio imperiale
Il funerale vero e proprio dell’ex premier assassinato, durante un comizio elettorale a Nara, si terrà oggi in forma privata. Parteciperanno soltanto la moglie Akie e alcuni parenti stretti di Abe. Ammessi anche il primo ministro Kishida, il segretario generale del Partito liberaldemocratico Toshimitsu Motegi e i leader della fazione interna del partito guidata da Abe. Nessun altro, eccetto la presenza invisibile dei kami e della “Grande dea che splende nei cieli”. A portare la luce di quest’ultima è l’Imperatore Naruhito, insieme all’Imperatrice Masako. L’agenzia della Casa imperiale ha reso noto che i due sovrani hanno inviato fiori e un ciambellano per bruciare incenso, delicato omaggio al premier che comunicava le proprie decisioni agli antenati caduti in battaglia.
Shinzo Abe, al tempio Zojoji dei bambini mai nati
Non è tutto, perché a Shinzo Abe è stato assegnato il Primo rango inferiore di Corte, un importantissimo grado nipponico di nobiltà. Come già successo in altre occasioni, in passato, all’ex premier è stato inoltre concesso dall’Imperatore il Collare del Supremo Ordine del Crisantemo, realizzato in oro puro. Sarà scintillante oggi, al tempio di Zojoji, sublime luogo sacro costruito nel 1393 e collocato nella sua attuale posizione nel 1598 da Tokugawa Ieyasu. Mausoleo della famiglia di quest’ultimo, contiene le tombe di sei shogun Tokugawa. Gravemente danneggiato dai bombardamenti americani durante la Seconda Guerra Mondiale, il tempio si salvò (in parte) quasi miracolosamente.
Tempio buddista della Terra Pura, corrente Mahayana profondamente legata ad antichi rituali e pratiche devozionali, ha in sé qualcosa di speciale perché racchiude il senso della vita giapponese. In un giardino della struttura compaiono file di statue in pietra. Non sono dedicate a divinità o imperatori, bensì a bambini mai nati, dunque sempre vivi. Sono i figli puri del Sol Levante, compresi gli abortiti e i nati morti, vegliati da Jizo, guardiano che ne assicura l’accesso nell’aldilà. Oggi, saranno loro a prendere per mano Shinzo Abe, verso un altro fronte dell’essere.
Eugenio Palazzini