Roma, 2 feb – Contrordine compagni, esiste anche Ted Cruz. Il vincitore dei caucus del Partito Repubblicano nell’Iowa ha scompaginato i piani dell’Indignato Collettivo, già pronto a tuonare contro “il nuovo Hitler” Donald Trump, uno che ha fatto il moderato per tutta la vita e si è improvvisato estremista in campagna elettorale per sfruttare a suo favore l’isteria che questo avrebbe provocato nei media. Ma, come sempre accade, la sostanza sfugge all’ombra dei fuochi d’artificio dell’apparenza. Ted Cruz è sostanza: la sostanza della destra religiosa americana, quella di sempre, non di un’elezione.
Quarantasei anni, figlio di un immigrato cubano e di un’americana di origini irlandesi e italiane, Cruz ha un’adesione al fondamentalismo americano che è ben più radicata di quella di Trump. Ex assistente del capo della Corte Suprema, ex consulente di George W. Bush nella sua campagna elettorale per la presidenza, dal 2003 al 2008 Rafael Edward Cruz – questo il suo nome completo – ha lavorato anche come solicitor general del Texas. In seguito è stato eletto al Senato, sempre in Texas. La sua ideologia è il solito miscuglio di liberismo (già al liceo si è nutrito del pensiero anarco-libertario, frequentando i corsi della Free Market Education Foundation) ed estremismo religioso. Da quest’ultimo punto di vista, Cruz appartiene alla confessione protestante dei “battisti del Sud” (scherzando sulle sue origini dice: “Sono cubano, italiano e irlandese, eppure in qualche modo sono diventato southern baptist”). Ovviamente si oppone ai matrimoni gay, all’aborto, al controllo sulla vendita delle armi, alla riforma sanitaria approvata da Obama, alla legalizzazione della marijuana, mentre è favorevolissimo alla pena di morte.
È capace di uscirsene con frasi come: “È un fatto semplice e innegabile che la stragrande maggioranza dei criminali violenti sono democratici”. È da sempre legato, per tradizione familiare, alla lobby petrolifera. Se Donald Trump ha destato scalpore per la sua idea di vietare l’ingresso nel paese ai musulmani, Cruz ha proposto di permettere l’ingresso nel paese solo ai cristiani. Ha inoltre definito Obama “il più grande finanziatore mondiale del terrorismo islamico” dopo l’accordo con l’Iran sul nucleare. Ma è stato anche capace, durante un comizio in South Carolina, di recitare un’intera scena dei Simpson. A Trump ha rimproverato di incarnare i “valori di New York”, cioè della Babilonia decadente invisa all’America profonda. La sua campagna elettorale è stata aggressiva ma non banale. Nelle mail con cui ha riempito le caselle di posta degli americani ha messo oggetti pazzoidi come “Stanno venendo a prendermi”, “Messaggio non consegnabile, ma deve raggiungerti”, “Hanno attaccato i miei figli!”, “Ho bisogno di te!”, “Non c’è tempo: richiesta personale”. Non avendo i fondi di Trump ha puntato tutto sull’analisi dei dati, su cui ha investito circa 10 milioni di dollari nel corso del 2015. Per ora ha funzionato, ma la cavalcata è lunga e altri concorrenti potrebbero passare in testa. Ma di certo l’Indignato Collettivo sarà rimasto ancora indietro. Come sempre.
Adriano Scianca
2 comments
Nel frattempo chi difende i cristiani d oriente è solo Assad e Putin cosa vuoi che gliene freghi a americani inglesi e francesi dei cristiani
Sicuramente non ha i fondi personali di Trump, ma il suo superPac ha raccolto piu di 100 Millioni, destinati ad aumentare nel momento in cui Rubio/Kasich saranno fuori dalla corsa e i grandi contributori ripiegheranno su di lui. Inoltre nell’interessante ricostruzione fatta manca un appunto sulla moglie di Ted, investment manager at Goldman Sachs. E li cercare investitori diventa una passeggiata di salute, specialmente se la sfida diventa Trump-Ted