Atene, 3 mag – Accordo raggiunto fra la il governo greco e i creditori. Il risultato dell’intesa che dovrà essere ratificata dall’Eurogruppo il 22 maggio ben fotografa le dinamiche di “decrescita infelice” imposte dal sistema finanziario globale. La Grecia riceverà nei prossimi tre anni 85 miliardi di euro destinati, in parte, a coprire il debito già contratto (a luglio Atene dovrà restituire, ad esempio, 7 miliardi di “aiuti” precedenti), in parte, a sostenere tutti i costi del crollo economico imposto da Fmi e Bce. Infatti saranno ben 2 i punti di Pil al ribasso che la penisola ellenica dovrà sostenere attraverso ulteriori politiche di austerity firmate in cambio del continuo indebitamento: tagli alle pensioni e aumento della pressione fiscale, l’ulteriore carico da novanta in arrivo.
La Grecia del “rivoluzionario” Tsipras ha così firmato, ancora una volta, la propria condanna a morte, avvallando l’assurdo circolo vizioso che vede nell’indebitamento recessivo il fine ultimo della finanza globalista capace di stampare prestiti a costo zero in cambio della distruzione del benessere e della ricchezza reale di una comunità economica.
Al di là delle analisi sulla gestione finanziaria del passato (questione che vale per i Piigs ma che varrebbe anche per il deficit americano), è chiaro un punto: Fed, Bce e Fmi hanno da tempo lanciato la propria offensiva contro quei paesi occidentali che, tutelati fino agli anni ’90 dalla propria sovranità, si trovano oggi a dover accettare l’incubo di una recessione senza fine, scientificamente voluta per assecondare il delirante piano di ingegneria sociale del mercato unico globale.
Giacomo Petrella