Calais, 22 set – Mentre le autorità francesi sono impegnate nella costruzione del muro, otto km di lunghezza per quattro metri di altezza, per impedire ai clandestini che bivaccano da mesi a Calais di tentare l’ingresso illegale in Gran Bretagna, si scoperchia un vaso di pandora sulla “Giungla”, il mega accampamento che è arrivato ad ospitare oltre 10mila immigrati in attesa dell’occasione propizia per saltare oltremanica. Accampamento, o meglio bidonville di fortuna, nel quale si sarebbe consumato un giro di violenza sessuale da far impallidire, tanto più che i protagonisti della vicenda non sarebbero – per una volta – i clandestini, bensì i volontari che coprivano le loro azioni dietro la maschera dell’aiuto.
A rivelare la vicenda è un’inchiesta del quotidiano britannico Indipendent, partita da un post (ora cancellato) pubblicato su Facebook e dal quale era nata una discussione fra i volontari di Calais. “Ho sentito di ragazzini – si leggeva nel post – all’apparenza sotto l’età del consenso, che hanno avuto rapporti sessuali con i volontari. Ho sentito di uomini che sfruttavano la prostituzione nella Giungla. Ho sentito di volontari che hanno avuto rapporti anche con più partner in un giorno, solo per ricominciare il giorno dopo allo stesso modo”. La conclusione è, se possibile, ancora più cupa: “E so che tutto quello che ho sentito è solo una piccola parte di una più grande storia di abusi“. I volontari, secondo l’autore del post, avevano gioco facile in quanto la sproporzione era evidente: i clandestini di Calais sapevano di poter contare solo su di loro per le esigenze di vita comune, dando quindi origine ad un rapporto di totale subordinazione.
I tratti della storia, nel suo complesso, rimangono oscuri vista anche la reticenza di molti ad affrontare l’argomento. Una sorta di conferma arriva comunque da Clare Mosely, fondatrice della onlus Care4Calais, che ha ammesso la segnalazione di almeno un suo volontario per comportamenti definiti “inappropriati”, senza però che si procedesse con l’espulsione dello stesso. Caso curioso: il volontario aveva già lavorato per un’altro ente, Auberge des Migrants, dal quale era però stato allontanato per lo stesso motivo. Manca solo un altro indizio per fare una prova. Ed arriva, con non poca sorpresa, dalla bocca di una portavoce di Auberge des Migrants, che racconta come una volontaria sia stata ripresa in quanto era solita “giacere” con più uomini pescando fra gli ospiti, tanto da fuggire poi con uno di essi. E non sarebbe l’unico caso, ma uno dei tanti: una circostanza, quella dell’indifferenza fra attori maschi e femmine, confermata anche dall’autore del messaggio iniziale, il quale addirittura considera i casi di violenza di donne su uomini superiori rispetto a quelli di uomini su donne, sempre con la benedizione della superiore forza “contrattuale”. D’altronde, se vogliono integrarli, perché non insegnare loro sin da subito le pari opportunità?
Nicola Mattei
1 commento
Sicuramente ci sarà chi approfitta della disperata determinazione dei clandestini per soddisfare le proprie voglie e perversioni, ma notizie come questa, anche se vanno riportate per dovere di cronaca, sviano l’attenzione dal problema fondamentale, che consiste nel fatto che questi invasori in Europa non ci dovrebbero stare. Punto.
Si tenta, ancora una volta, di dipingerli come “vittime”, spostando l’attenzione dal fatto che nella stragrandissima maggioranza dei casi, abitualmente celati o minimizzati dai media, sono loro gli aggressori, che oltre ad abusare del generoso welfare europeo, aggrediscono e violentano i loro benefattori, soprattutto donne ma anche minorenni e anziani. E questo grazie non a un “superiore potere contrattuale”, ma alla loro selvaggia brutalità e al loro disprezzo nei confronti di chi pure li ospita.
Le vittime degli invasori, infatti, non ottengono nulla in cambio delle violenze subite. Non viene detto loro “se ti lasci violentare ti dò qualcosa”, come invece accade a coloro (sicuramente un’esigua minoranza, peraltro) che accettano le molestie sessuali nei campi in cambio di qualche concessione.
A differenza delle vittime europee dell’invasione allogena, gli invasori hanno sempre una scelta. Compresa quella di restarsene a casa loro, a difendere il loro territorio e la loro gente, invece di venire a distruggere il nostro territorio e a minacciare, a lungo termine (ma neanche tanto lungo) la nostra stessa sopravvivenza.