Idlib, 6 apr. – Oltre a non esserci prove concrete della colpevolezza di Assad e dei russi in merito all’attacco di Khan Sheikhun, dove sono morte 72 persone, 20 delle quali erano bambini, ci sono anche ragioni di ordine militare. Ci siamo già espressi sull’inopportunità per il governo di Damasco di compiere un attacco simile, proprio nel momento in cui Assad gode di un ritrovato consenso in seguito soprattutto alla liberazione di Aleppo. Così come abbiamo già parlato dell’Ondus, l’Osservatorio siriano sui diritti umani composto da una sola persona che vive vicino a Londra.
Gli esperti militari spiegano che l’iter che porta a scegliere di bombardare, e per di più con armi chimiche, rischiando una strage come quella di martedì, da un punto di vista militare è lungo e complesso. E per questo non sembra plausibile che si tratti di una decisione presa da comandanti subordinati. Prima di usare i gas il governo e lo Stato Maggiore della Difesa devono pianificare l’azione in ogni minimo dettaglio. Vanno stabiliti i tempi, gli orari di decollo e di rientro, obiettivi, rotte d’attacco. Bisogna prelevare dagli arsenali le armi chimiche prescelte, armare i cacciabombardieri, inviarli sul bersaglio guidati dagli acquisitori d’obiettivo sul terreno, allontanare unità amiche dal raggio d’azione dei gas e verificare i risultati.
Insomma, non proprio un processo immediato. Per di più che in Siria l’esercito è sotto stretta tutela strategica da parte dei “consiglieri” militari di Mosca. Improbabile, che all’indomani della strage di San Pietroburgo la Russia abbia autorizzato un intervento del genere con le implicazioni umanitarie che esso comporta. Inoltre il gas si può prevedere solo, bypassando le leggi internazionali, laddove sia l’unico modo “utile” per ottenere il risultato auspicato o per moltiplicarne gli effetti.
Non dimentichiamo che a Khan Sheikhun i civili sono sotto l’assedio dei ribelli salafiti e dai qaedisti di Jabath Fatah al-Sham. E proprio questi gruppi sono in possesso di armi chimiche, come anche l’Ondus riconobbe lo scorso mese di ottobre in occasione dei combattimenti nei quartieri occidentali di Aleppo, riconoscendo che gas tossici sarebbero stati impiegati dai ribelli ad Hamdaniyeh e Dahiyet al-Assad e avrebbero provocato “casi di soffocamento tra le forze del regime”. Gli stessi gas che risultano essere stati impiegati a Khan Sheikhoun.
E proprio Mosca ha fornito la sua versione dei fatti in merito all’attacco di Khan Sheikhoun, affermando che gli aerei del governo di Assad avrebbero colpito dei depositi di armi appartenenti ai ribelli. Quindi i gas che avrebbero provocato la strage di bambini apparterrebbero all’opposizione di Assad, salutata dall’Occidente come vento di libertà per il popolo siriano. Un ragionamento che logicamente, e militarmente, sta in piedi.